Introduzione
Bird strike, in italiano "impatto con volatili". È questa una delle ipotesi, stando alle autorità locali, del disastro aereo avvenuto nella contea sudoccidentale di Muan, in Corea del Sud (VIDEO - FOTO). Si tratta di un urto ("strike", appunto) tra uno stormo di uccelli e un velivolo. Un evento che, stando ai dati reperibili, non è affatto raro nel mondo dell'aviazione. Vediamo perché
Quello che devi sapere
I numeri
- I dati pubblicati nel 2023 dall'Enac (l'Ente nazionale per l'aviazione civile) riportano il numero totale delle segnalazioni di eventi di "wildlife strike" (cioè gli impatti tra un aereo e un animale selvatico, in larga parte uccelli). Emerge un aumento di tali eventi dell'11,44% rispetto al 2022. Nello specifico, le segnalazioni di impatto con animali selvatici sotto i 300 piedi di quota (90 metri circa) sono aumentate del 19,25% (2.199 nel 2023 contro le 1.844 nel 2022), mentre quelle relative agli impatti oltre i 300 piedi sono calate del 33% (324 nel 2022 rispetto alle 217 del 2023). L'aumento di cui sopra è certamente dovuto, spiega l'Enac, alla crescita del numero dei voli, che nel 2023 è stato pari al +10,72% rispetto al 2022, quasi a raggiungere il numero di voli precedente alla pandemia di Covid-19. Complessivamente, il numero di impatti per 10.000 movimenti nel 2023 è stato di 17, mostrando un aumento dello 0,75% rispetto al 2022, ma un netto calo del 19,47% rispetto al 2021. Il 91% di tutti i "wildlife strike" dell'anno scorso è avvenuto sotto i 300 piedi di quota, contro l'85% di quelli registrati nel 2022
- Per approfondire: Strage in Corea del Sud, le immagini del disastro aereo. FOTO
I danni
- Le parti più vulnerabili di un aereo in un eventuale "bird strike" sono la parte anteriore della fusoliera, come il parabrezza e l'elica (se presente). Il motivo è semplice: sono le aree più esposte quando lo stormo di uccelli giunge in senso opposto. Molto frequenti anche gli impatti contro l'ala e il carrello, che tuttavia vengono considerati meno pericolosi. Ma attenzione: quando si parla di collisioni con stormi, si può far riferimento anche all'inghiottimento di uccelli da parte della presa d'aria, con danni alle palette del compressore e possibile arresto o incendio del propulsore
- Per approfondire: Corea del Sud, aereo si schianta: 179 morti. Ipotesi "bird strike"
Le fasi di volo più interessate
- Nel 2023, le fasi di volo più interessate dagli impatti con animali selvatici (in larga parte uccelli) sono state l'atterraggio (landing) con il 51% dei casi, la fase di decollo (take off) con il 36% e l'avvicinamento (approach), con il 10%
Gli orari degli impatti
- Anche nel 2023, spiega ancora l'Enac, è stata confermata la massima incidenza di "wildlife strike" nelle prime ore del giorno, con un picco alle 9 del mattino, che corrisponde al periodo della giornata di massima attività degli uccelli selvatici
La stagionalità degli impatti
- Giugno, luglio e agosto sono i mesi dell'anno nei quali il rischio di "bird strike" è maggiore, vista la presenza di grandi numeri di uccelli inesperti che hanno appena lasciato i nidi. Alla fine dell’estate, poi, i giovani di molte specie nati in primavera, come i gabbiani reali, sono alla disperata ricerca del cibo: questo crea le condizioni per grandi assembramenti di animali che si spostano spesso in gruppo lungo la linea di costa, le rive dei laghi e le discariche a cielo aperto
Gli uccelli più coinvolti
- Com'è ovvio, la gravità del "bird strike" dipende dal tipo di volatile, dall'impatto e dalla velocità dell'aereo. Se un piccolo uccello colpisce un aereo a bassa velocità, i danni possono essere molto contenuti, ma stormi che collidono con un aereo a grande velocità possono avere conseguenza catastrofiche. Secondo l’Enac, nel 2023 le specie maggiormente coinvolte sono state il gheppio, il rondone/rondine e i gabbiani, seguite dal piccione. Invece, la percentuale di specie non identificate è identica rispetto a quella registrata nel 2022 (55%) ed è dovuta principalmente agli impatti segnalati dai piloti senza il rinvenimento della carcassa
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