Perché SpaceX è decisiva per la geopolitica Usa

Il recente lancio della sesta “Starship” di SpaceX conferma l’importanza dell’azienda di Elon Musk per la proiezione spaziale degli Stati Uniti, un contesto sempre più oggetto di contesa geopolitica e strategica. E, di conseguenza, mostrato il volto della nuova corsa allo spazio in cui governi e aziende private concorrono assieme e in cui la sovrapposizione tra interessi industriali, dinamiche economiche e grandi rivalità tra potenze è palese. Negli anni scorsi, coi lanciatori Falcon, SpaceX ha consentito agli Stati Uniti di riconquistare l’accesso alle orbite, senza più dover dipendere dalla supplenza dei lanciatori russi Soyuz e dal cosmodromo kazako di Baikonur come successo dopo la fine dell’era dello Shuttle. Un dato importante sul piano economico e geopolitico, vista l’aspra rivalità tra Washington e Mosca accelerata dopo l’invasione russa dell’Ucraina, a cui si somma oggi la corsa a un lanciatore riutilizzabile. La Starship, in quest’ottica, si propone di mettere in campo una vera e propria rivoluzione copernicana nel settore spaziale, abbattendo drasticamente i costi di accesso alle aree orbitali dentro e fuori l’atmosfera terrestre, rendendo dunque l’intero processo molto più flessibile. E così, una tecnologia inizialmente progettata dall’azienda di Musk con l’esplicito obiettivo di puntare allo sbarco umano su Marte, diventa un asset importante non solo per l’agenzia spaziale Usa, la Nasa, ma anche, e forse soprattutto, per gli apparati militari e d’intelligence. Il peso geopolitico dello spazio Gli Stati Uniti presidiano le orbite con i satelliti-spia, decisivi per controllare i movimenti russi in Ucraina e per seguire le ambizioni nucleari di rivali come Corea del Nord e Iran, mirano a posizionare nuovi apparati di difesa e sicurezza nello spazio e a contrastare le ambizioni dei rivali geopolitici in un nuovo dominio di competizione. Come sottolinea la rivista National Interest lo spazio ha portato la dimensione di potenziali di conflitti “a non essere più relegati ai tradizionali domini strategici ” oltre ad essersi rivelato fondamentale per lo spionaggio, per le intercettazioni, e potenzialmente anche per le operazioni di electronic warfare. Quando nel 2019 Donald Trump creò la United Space Force, l’obiettivo era, ricorda National Interest, poter competere in un contesto in cui “i rivali degli Stati Uniti, ovvero Cina e Russia , hanno sviluppato capacità operative in campo spaziale altamente letali e ritenute strategicamente destabilizzanti”. Per gli Usa risultava vitale non rimanere indietro e, in quest’ottica, poter completare, con i prossimi test di Starship, il percorso verso l’ottenimento di capacità di accesso alle orbite non pareggiabili dai concorrenti significa poter moltiplicare la proiezione della Space Force e del Pentagono. L’influenza esorbitante di Musk In quest’ottica si capisce quanto la titolarità delle tecnologie spaziali più strategiche a disposizione degli Usa fornisca un ruolo preminente al proprietario di SpaceX, ovvero Musk. La cui influenza sul sistema-Paese americano è ormai a tutto campo. Nel corso dell’intera campagna elettorale americana Elon Musk ha fatto parlare di sé in maniera estremamente divisiva schierandosi a favore di Donald Trump; ora, nel secondo gabinetto del presidente eletto, è stato investito di una delega non definita nei suoi confini per guidare una task force volta a rendere efficiente il governo e tagliare la spesa pubblica e si sta muovendo come “vice ombra” del tycoon. Nel frattempo, la sua piattaforma social X è spesso stata accusata per l’elevato numero di fake news diffuse in maniera virale attraverso i suoi canali. Tutti questi temi sono oggetto di dibattito pubblico, mentre meno attenzionato è il ruolo di Musk di appaltatore del governo Usa, del Pentagono, della Space Force e della Nasa che in forma pressoché monopolistica controlla una fetta importante di un settore strategico per gli Stati Uniti. Creando un’inversione di rotta rispetto al passato: se nei decenni scorsi erano gli appaltatori federali a commissionare ai privati vettori, satelliti e navicelle spaziali con requisiti precisi, ora è SpaceX a dare le carte su ogni fronte, compreso quello dell’operatività dei dispositivi da lei prodotta. Da un lato, questo testimonia l’efficacia dell’innovazione di cui SpaceX si fa alfiere: per fare un paragone, SpaceX da sola nel 2024 ha effettuato più di cento lanci, l’intera industria aerospaziale europea solo nove. Ma dall’altro, la riflessione sulla concentrazione di potere e influenza in mani tanto ristrette che l’aver appaltato un settore critico a un’azienda privata comporta non può lasciare indifferenti. Ed è forse la componente più importante, e meno dibattuta, del discorso sul sistema di Musk, oligarca che ha sovvertito, schierandosi con Trump, molte regole del gioco nel rapporto tra politica ed economia negli Usa.

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