Medioriente, il Qatar si ritira dalla mediazione: tregua sempre più lontana. Cosa succede

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Introduzione

Il Qatar ha deciso di ritirarsi dalla mediazione per una tregua nella Striscia di Gaza. La scelta è già stata comunicata sia ad Hamas che a Israele. La motivazione è stata fornita ad Afp da una fonte qualificata: "Le parti coinvolte nel conflitto non sono disposte a negoziare in buona fede". Contestualmente, i qatarini hanno comunicato al gruppo terroristico palestinese che "non serve più" il suo "ufficio politico a Doha". Non è tuttavia chiaro se si tratta di un vero e proprio invito a lasciare il Paese: stando a un alto ufficiale di Hamas, non avrebbero avuto una comunicazione in tal senso.

 

Un ostacolo cruciale alle proposte di tregua, fa sapere la stessa fonte qatarina ad Afp, è stata l'insistenza di Hamas sul ritiro completo di Israele da Gaza, che lo Stato ebraico ha ripetutamente respinto. L'unica tregua avvenuta finora è stata di fatto quella del novembre 2023, quando erano stati liberati decine di ostaggi detenuti da Hamas. I successivi cicli di negoziati non sono riusciti a porre fine alla guerra. E ora la decisione del Qatar, che comunque spiega di essere "pronto a tornare nei negoziati" se le parti in causa si dimostrano "sinceramente interessate" a una tregua

Quello che devi sapere

Il passo indietro

  • Hamas e Israele non sono disposti a negoziare in buona fede”. Con questa motivazione, rivelata da una fonte qualificata all’Afp, il Qatar si è ritirato dal ruolo di mediatore chiave per un accordo sul cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi a Gaza. L'emirato del Golfo, che dal 2012 ospita la leadership politica di Hamas, è stato protagonista di lunghi mesi di diplomazia per porre fine alla guerra scatenata dall'attacco del gruppo palestinese a Israele del 7 ottobre dello scorso anno. Ma i colloqui, mediati anche da Egitto e Stati Uniti, si sono ripetutamente arenati. E ora Doha ha fatto un passo indietro

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Unica tregua nel novembre 2023

  • "I qatarini hanno informato sia gli israeliani che Hamas che, fino a quando ci sarà un rifiuto a negoziare un accordo in buona fede, non potranno continuare a fare da mediatori", ha detto la fonte diplomatica all’Afp, parlando a condizione di anonimato. La fonte ha aggiunto che Doha ha già "notificato la sua decisione a entrambe le parti, Israele e Hamas, e all'amministrazione statunitense". L’unica tregua mai avvenuta a Gaza rimane di fatto quella durata una settimana nel novembre 2023, quando sono stati liberati decine di ostaggi detenuti da Hamas. I successivi cicli di negoziati non sono riusciti a porre fine alla guerra

Le criticità con Hamas

  • Per sbloccare la situazione, il mese scorso Washington e Doha avevano annunciato nuovi colloqui di persona per esplorare nuove opzioni. Ciò soprattutto in prossimità della fine del mandato del presidente degli Stati Uniti Joe Biden e in vista delle elezioni americane tenutesi questa settimana (con la vittoria del candidato repubblicano Donald Trump). Un rappresentante di Hamas ha dichiarato all'inizio di novembre che il gruppo aveva ricevuto una proposta di tregua a breve termine da Egitto e Qatar, ma l'aveva rifiutata. Un ostacolo cruciale è stata l'insistenza di Hamas sul ritiro completo di Israele da Gaza, che gli israeliani hanno ripetutamente respinto

Ma non tutto è perduto

  • I colloqui erano diventati "più una questione politica ed elettorale che un serio tentativo di garantire la pace", ha detto la fonte qualificata all’Afp. Ed è per questo che Doha ha "concluso che non c’è sufficiente volontà da entrambe le parti" per colmare le lacune dei negoziati. "I qatarini hanno comunicato all'amministrazione statunitense di essere pronti a riprendere la mediazione quando entrambe le parti dimostreranno una sincera volontà di tornare al tavolo dei negoziati", ha aggiunto la fonte

Hamas ancora a Doha?

  • Durante i colloqui dello scorso anno, sia i rappresentanti del Qatar che quelli degli Usa hanno indicato che Hamas sarebbe rimasto a Doha finché la sua presenza avesse offerto un canale di comunicazione praticabile. Con i colloqui per la tregua di Gaza a un punto morto, l'ufficio politico di Hamas a Doha "non serve più", ha specificato la fonte all'Afp, senza però dire esplicitamente se il Qatar intende chiedere ai leader del gruppo palestinese di lasciare il Paese. In proposito, un alto funzionario di Hamas a Doha ha fatto sapere che il proprio gruppo "non ha ricevuto alcuna richiesta di lasciare il Qatar"

Non si fermano gli attacchi

  • Intanto nella Striscia di Gaza i combattimenti non hanno mostrato segni di diminuzione. L'agenzia di difesa civile del territorio ha dichiarato che gli attacchi aerei israeliani hanno ucciso almeno 14 palestinesi durante la notte. Il portavoce della difesa civile Mahmud Bassal ha dichiarato che almeno 9 persone, tra cui bambini e donne, sono state uccise in un attacco che ha colpito le tende che ospitano i palestinesi sfollati nella zona meridionale di Khan Yunis. Il bilancio è stato confermato dalla Mezzaluna Rossa palestinese. "Un altro attacco ha ucciso 5 persone a Gaza City", ha detto Bassal

"Carestia nel Nord di Gaza"

  • L'esercito israeliano ha dichiarato che le sue truppe hanno ucciso "decine di terroristi" nell'area di Jabalia, nel nord di Gaza, dove sta conducendo un'operazione aerea e terrestre a tappeto da un mese. Secondo una valutazione pubblicata sabato dalle Nazioni Unite, nel Nord di Gaza si profila una carestia a causa del "rapido deterioramento della situazione", dell'aumento delle ostilità e del blocco quasi totale degli aiuti alimentari. "La soglia della carestia potrebbe essere già stata superata o lo sarà nel prossimo futuro", si legge nell'allarme lanciato dal Comitato per la revisione della carestia. L'esercito israeliano ha messo in dubbio la credibilità del rapporto, denunciando "dati parziali, distorti e fonti superficiali con interessi acquisiti"

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