Uno degli otto selezionati per la procedura accelerata di frontiera è stato ritenuto vulnerabile per problemi sanitari, durante lo screening medico approfondito fatto all'arrivo, ieri mattina, nel porto di Shengjin. È stato quindi disposto che venisse riportato in Italia. Gli altri sette migranti rimangono nel centro di Gjader, in attesa della decisione dei giudici romani sulla convalida del trattenimento
Domani, lunedì 11 novembre, sei giudici della sezione immigrazione del tribunale monocratico di Roma si riuniranno per pronunciarsi sulle ordinanze di trattenimento dei sette migranti albanesi nel centro italiano in Albania di permanenza per il
rimpatrio. Alcune settimane fa i giudici si erano espressi - facendo riferimento alle leggi del diritto europeo - con l'annullamento del trattenimento di 12 migranti, che sono quindi stati portati al Cara di Bari. A seguito di quelle pronunce il governo ha varato un decreto legge che aggiorna la lista dei Paesi di provenienza dei migranti che sono ritenuti sicuri dall'Italia. Nel cpr in Albania sono stati portati due giorni fa sette nuovi richiedenti asilo: uno degli otto selezionati per la procedura accelerata di frontiera - tre egiziani e cinque bengalesi - si era scoperto essere vulnerabile per problemi sanitari durante lo screening medico ed è stato quindi portato in Italia.
Intanto, il Presidente dell'Associazione nazionale magistrati fa sapere che "non ci sarà invasione di campo", ma lo scontro con l'esecutivo potrebbe riaccendersi.
Piantedosi annuncia nuovi ricorsi
Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi continua a difendere l'operazione e annuncia nuovi ricorsi. "Noi - afferma - siamo convinti che sia tutto conforme al diritto europeo. Ci sono dei giudici che si stanno pronunciando in un certo modo, noi non siamo d'accordo su queste pronunce e le abbiamo impugnate". Sul posto è presente una delegazione parlamentare di Pd e Movimento 5 stelle e i rappresentanti delle associazioni del Tavolo asilo e immigrazione in missione di monitoraggio per verificare le condizioni dei centri: spazi abitativi, servizi igienici e il rispetto delle procedure legali e internazionali. E i deputati accusano: "Il centro è un carcere a cielo aperto".
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Anm: "Con ordinanze di domani temiamo si reinneschi polemica"
"Temo che possa reinnescarsi una polemica che non giova a nessuno e confido che ciò che è stato scritto nei provvedimenti già emersi possa essere letto, compreso. Si può dissentire o meno, la parola la diranno la Corte di Cassazione e quella di Giustizia, ma non c'è nessuna volontà di politicizzazione o di innescare uno scontro con le forze politiche", ha detto intanto il presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia, a margine della sua partecipazione al convegno di Magistratura Democratica, rispondendo in merito a possibili scenari dopo le ordinanze del tribunale di Roma domani.