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Nuova Zelanda, 200.000 bambini e adulti abusati in 70 anni: l'indagine

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©IPA/Fotogramma

 "Un giorno buio e doloroso nella storia della Nuova Zelanda". Così il primo ministro Christopher Luxon ha commentato la pubblicazione di un'inchista pubblica, durata sei anni, dalla quale è emerso come nel Paese che circa 200mila tra bambini, giovani e adulti, abbiano subito abusi per decenni all'interno di strutture come orfanotrofi, case famiglia, ospedali psichiatrici o in altre istituzioni statali e religiose

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Un'inchiesta pubblica, durata sei anni, ha certificato in Nuova Zelanda che circa 200mila tra bambini, giovani e adulti hanno subito abusi per decenni all'interno di strutture come orfanotrofi, case famiglia, ospedali psichiatrici o in altre istituzioni statali e religiose. L'indagine si è concentrata sul sistema di assistenza fornito in diverse istituzioni a circa 650mila neozelandesi tra il 1950 e il 2019.

"Una catastrofe nazionale"

"Una catastrofe nazionale impensabile": così gli autori del report hanno definito l'inchiesta, facendo rifererimento a "danni inimmaginabili" subiti dalle vittime. "Delle circa 655.000 persone tra bambini, giovani e adulti in cura dal 1950 al 2019, si stima che 200.000 abbiano subito abusi", ha confermato la commissione "Abuse of care", sostenendo che si tratta di una "disgrazia nazionale" anche considerando che quasi una persona su tre, affidata allo Stato o ad enti di natura religiosa, ha dovuto vivere esperienze di questo tipo. 

I dettagli dell'indagine

Dall'indagine poi è emerso che alcuni bambini sono stati sottoposti alla terapia dell'elettroshock che ha causato loro convulsioni, mentre altre vittime hanno denunciato abusi sessuali da parte di persone appartenenti al mondo della Chiesa. Molti hanno sostenuto di avere ancora oggi traumi che hanno alimentato dipendenze e altre tipologie di problematiche. Ed è emerso anche come dietro gli abusi ci fosse, spesso, una motivazione razziale, soprattutto nei confronti dei Maori o delle persone provenienti dalle isole del Pacifico. "I sopravvissuti Maori hanno subito trattamenti più duri in molti contesti", ha riferito Arrun Soma, consigliere a capo dell'indagine che ha definito anche come "comune" l'abuso sessuale, iniziato "quasi sempre" dal primo giorno della presa in custodia e spesso proseguito fino alla sua fine.

Un giorno "buio e doloroso"

La pubblicazione del rapporto è stata definita anche come "un giorno buio e doloroso nella storia della Nuova Zelanda". Lo ha detto il primo ministro Christopher Luxon. "Come società e come Stato avremmo dovuto fare meglio. Sono determinato a fare meglio". L'inchiesta, tra l'altro, ha formulato 233 raccomandazioni di riforma che proprio il governo Luxon ha promesso di valutare attentamente. Il 12 novembre il governo ha annunciato che presenterà le scuse formali. 

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