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Climate change, la controversa posizione dell'India

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Jacopo Arbarello

Jacopo Arbarello

A partire da situazioni novecentesche con fabbriche che compromettono la salute di interi quartieri, come Mahul a Mumbai, dove le case popolari costruite per gli sfollati degli slum sono sorte accanto a decine di raffinerie. Dopo pochi anni i palazzi sono già in rovina e le ciminiere sputano fumo nei polmoni degli abitanti lasciando scorie pericolose anche nelle falde acquifere

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Foto di Jacopo Arbarello

Le premesse sono pessime

Climate change, l'India c'è o ci fa? A giudicare il paese da quello che si vede, la situazione è drammatica. Traffico ovunque impazzito, discariche a poca distanza dalle case, cumuli di immondizia ovunque, industrie pesanti e cemento in espansione. Il paese più popoloso del mondo sembra lontano anni luce da una corretta gestione della crisi climatica, e a pagarne le spese sono i cittadini più sfortunati, che ne vivono gli effetti nocivi come in pochi altri luoghi del pianeta. In realtà però qualcosa si muove, il governo investe, anche se le premesse sono lontanissime dall’obiettivo.

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A Mahul, un quartiere accanto alle ciminiere

A partire da situazioni novecentesche con fabbriche che compromettono la salute di interi quartieri, come Mahul a Mumbai, dove le case popolari costruite per gli sfollati degli slum sono sorte accanto a decine di raffinerie. Dopo pochi anni i palazzi sono già in rovina e le ciminiere sputano fumo nei polmoni degli abitanti lasciando scorie pericolose anche nelle falde acquifere.
A Mahul vivere è una esperienza estrema, le condutture dell'acqua sono ovunque cadenti, e c'è una corposa fetta di popolazione che si ammala, e resta malata, per il troppo inquinamento.

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A Worli, tra i pescatori senza pesci

Sempre a Mumbai c'è chi il progresso di una città che cresce a ritmi vorticosi lo vive a discapito del proprio lavoro, come la comunità di pescatori di Worli, incastrata ormai in una piccola penisola sotto ai grattacieli delle zone più ricche, colpita dall'innalzamento delle acque e soprattutto dalla costruzione del ponte autostradale cittadino sul mare, necessario per consentire una mobilità accettabile in questa megalopoli, ma che ha messo in crisi l’intera comunità. difficoltà i pescatori.

allontanato i pesci di diversi chilometri, compromettendo rendite e sopravvivenza.

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Il governo promette investimenti green

A sentire il governo però sulla gestione del climate change in India siamo nel migliore dei mondi possibili, con investimenti nei trasporti elettrici mai visti in nessun altro paese e la prospettiva realistica di raggiungere l'impatto zero entro il 2070. Il portavoce del Bjp. il partito di Modi, parla in maniera entusiastica delle conquiste del governo: "Il primo ministro ha messo una grande enfasi sull’energia pulita. Sull’energia solare in 10 anni le nostre capacità sono crersciute di 25 volte. Questo mostra il nostro impegno sull’ambiente. Adesso il primo ministro ha annunciato che 10 milioni di case avreanno i pannelli solari sul tetto".

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Per l'opposizione il bilancio è tragico

La stessa storia però, raccontata dai politici di opposizione, è diametralmente opposta. Gurdeep Singh Sappal, dell'Indian National congress, ricorda come Modi in persona abbia fatto una dichiarazione in cui diceva che il cambiamento climatico non è un problema, sono le persone che stanno cambiando: "Il governo ha fatto tagliare gli alberi senza trovare trovare alternative e così negli ultimi 10 anni la coperttura di foreste è diminuita. Adesso tra le 20 città più inquinate del mondo almeno l'80 o il 90 per cento sono indiane. La cosascienza ambientale di questo governo è molto scarsa, il loro slogan è: sviluppo ad ogni costo".

Reena Gupta, portavoce di un altro partito di opposizione, l'AAP, ricorda che "il governo ha cambiato molte leggi ambientali del paese e ha assegnato  contratti  minerari ad aziende con dubbi record ambientali come il gruppo Adani, che sta avendo problemi in Australia Adani ma qui in india siccome il proprietario è il miglior amico del primo ministro continua ad avere grandi contratti".

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All'India servono i combustibili fossili

La realtà è che il paese conta ancora moltissimo sui combustibili fossili e in particolare sul carbone, come dimostra questo treno con i vagoni carichi incrociato alla stazione di Varanasi. C'è anche un ministero preposto al carbone, per dare la misura dell'importanza di questo combustibile nel dare energia a un miliardo e mezzo di abitanti.
Che ovviamente inquinano, anche se in proporzione lo fanno molto meno di noi occidentali. Del resto il punto difeso dai paesi in via di sviluppo nelle varie COP è sempre lo stesso: ci impegniamo, ma non chiedeteci troppo. Noi ci impegniamo per il futuro, ma voi ricchi che da decenni godete dei benefici dello sviluppo non potete pretendere troppo, e in qualche modo dovete compensarci.

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Tra le mangrovie di Mumbai

Nel frattempo le industrie e le megalopoli indiane crescono e lo fanno a ritmi disumani, ignorando i dettami delle varie COP. Il cemento si espande ovunque, e risucchia la natura, a partire dalle foreste di mangrovie, che sono fondamentali per l’ecosistema, perché assorbono 3 volte più carbone della vegetazione terrestre e abbassano la temperatura delle città, ma bloccano anche le inondazioni e l’erosione delle coste, come ci spiega Stalin Dayanand che si batte da decenni per difenderle, e che ci accompagna nell'oasi costruita dalla sua associazione in piena Mumbai: "Il problema principale sono i progetti del governo per la costruzione di ferrovie, strade e autostrade che spesso passano attraverso le foreste di mangrovie.

Stalin ci spiega che le mangrovie sono fondamentali per l'ecosistema e per bloccare le inondazioni: "Quando parli di climate change la prima cosa che ti serve sono gli alberi. E i benefici delle mangrovie sono enormi. Hanno l’abilità di assorbire 3 volte più carbone che la vegetazione terrestre e tengono più bassa la temperatura della città. Ma non solo, qui c'è tanta erosione delle coste e le mangrovie aiutano ad evitare che acqua entri dentro la città.

Stalin è fiero della riserva che ha costruito in piena Mumbai, proteggendo 2.000 ettari di foresta di mangrovie, con laghi, passarelle e gabbiotti per il bird watching. Questa per lui è la soluzione per evitare l'abbattimento delle foreste: "Abbiamo capito che solo creando un legame tra la popolazione locale e la natura riusciamo a proteggerla. Se la gente frequenta un luogo allora per i privati e per il governo diventa molto più difficile abbattere gli alberi e sostituirli con il cemento. Per questo consideriamo questsa riserva come un successo, perché è un esempio da riprodurre altrove".

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