Scandalo del sangue infetto in Uk, bambini usati come "cavie" negli studi clinici

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Tiziana Prezzo

Tiziana Prezzo

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I fatti risalgono agli anni Settanta e Ottanta. A rivelarlo è la BBC che è riuscita ad avere accesso a carte riservate (la corrispondente)

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LONDRA - Le rivelazioni delle ultime ore della televisione pubblica britannica sono raggelanti: scoprono un vaso di Pandora fatto di test clinici non sicuri effettuati su bambini, a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Esperimenti in cui i medici anteponevano gli obiettivi della ricerca ai bisogni dei pazienti. E’ certamente questo uno degli aspetti più inquietanti di un’inchiesta più vasta, che arriverà a conclusione il prossimo 20 maggio, e che è conosciuta dall’opinione pubblica con il nome di “scandalo del sangue infetto”. La sperimentazione portata avanti in quegli anni ha coinvolto centinaia di persone e ne ha infettate la maggior parte con l’epatite C e l’HIV.

Bambini come cavie

Le sperimentazioni hanno coinvolto bambini con disturbi della coagulazione del sangue, spesso all’insaputa delle famiglie che non avevano acconsentito alla loro partecipazione agli esperimenti. La maggior parte di questi minori è deceduta. Chi è ancora vivo, come Luke O'Shea-Phillips, 42 anni, affetto da emofilia lieve, ha ora un disturbo della coagulazione del sangue che lo porta ad avere lividi e a sanguinare più facilmente della norma. Contrasse l’infezione virale (e potenzialmente letale) dell’epatite C all'età di tre anni, nel 1985, mentre era in cura al Middlesex Hospital, nel centro di Londra, a causa di un piccolo taglio alla bocca.

Emoderivati contaminati usati in ogni caso

I documenti visionati dalla BBC suggeriscono che gli fu deliberatamente somministrato un emoderivato - che il medico sapeva potesse essere infetto - per poterlo iscrivere a uno studio clinico. Un prodotto del sangue utilizzato, noto come Fattore VIII, era stato ritenuto altamente efficace per arrestare le emorragie. Era però già anche ampiamente noto che fosse contaminato da virus. Il medico che ebbe in cura O'Shea-Phillips voleva scoprire quanto fosse probabile che i pazienti potessero contrarre malattie a causa di una nuova versione del Fattore VIII trattato termicamente. A Luke fu somministrato il Fattore VIII trattato termicamente per fermare l’emorragia alla bocca.

Non un caso isolato

 Quello appena citato non fu un caso isolato: i documenti mostrano che i medici dei centri per l'emofilia di tutto il Regno Unito usarono prodotti anche se era noto che potevano essere contaminati. La carenza di emoderivati nel Regno Unito negli anni ‘70 e ‘80 ha fatto sì che venissero importati dagli Stati Uniti. Donatori ad alto rischio, come carcerati e tossicodipendenti, fornivano il plasma per i trattamenti, infettato da virus potenzialmente letali come l'epatite C - che attacca il fegato provocando cirrosi e cancro - e l’HIV.

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