I giovani sono meno felici rispetto alle generazioni più anziane

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Emanuela Ambrosino

Emanuela Ambrosino

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In occasione della Giornata mondiale della felicità, il World Happiness Report, coordinato dal Wellbeing Research Centre dell'Università di Oxford, da Gallup e dal Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite, ha mostrato sconcertanti cali nella felicità dei giovani soprattutto in Nord America e in Europa occidentale

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Si celebra oggi la giornata internazionale della felicità, istituita dall'Onu nel 2012. E arriva come ogni anno il World Happiness Record 2024 che vede ancora una volta la Finlandia in testa alla classifica come Paese più felice del mondo. L’Italia resta fuori dalla top 30. Ed è pesante il dato sui giovani, sempre meno felici.

Paesi scandinavi tra i primi 10, Italia fuori dalla top 30

La Finlandia è ancora una volta il Paese più felice del mondo. Anche i vicini scandinavi Danimarca, Islanda e Svezia hanno ottenuto buoni risultati e sono tutti tra i primi dieci. L’Olanda scende di una posizione rispetto al 2013 ed è al sesto posto. E se gli Stati Uniti e la Germania non rientrano più nella top 20 dei paesi più felici per la prima volta in 10 anni, l’Italia scivola fuori anche dalle prime 30 posizioni. Restano Libano, Giordania e Afghanistan in coda alla classifica come lo scorso anno.

Gli indicatori della felicità

Se si cerca sull’enciclopedia Treccani alla voce “felicità” si legge che è “lo stato d’animo di chi è sereno, non turbato da dolori o preoccupazioni e gode di questo suo stato.” Si tratta ovviamente di una definizione generica che non tiene conto di cosa c’è alla base di tutto questo. A farlo sono stati come ogni anno, i ricercatori che elaborano il World Happiness Report, e che analizzano gli indicatori di benessere di circa 140 paesi del mondo. La classifica tiene conto ovviamente del livello di soddisfazione di vita che i residenti indicano, del Pil pro capite, del livello generale di welfare e assistenza, dell’aspettativa di vita, delle prestazioni che offre la sanità gratuitamente e l’istruzione. Tutti questi indicatori sono molto alti in Finlandia, ma questo non basta. Secondo i ricercatori i finlandesi devono la loro felicità allo stretto legame con la natura e all’equilibrio equilibrio tra lavoro e vita privata, ad una società generosa, sana e solidale insieme a una grande fiducia nelle autorità statali.

Giovani sempre meno felici delle vecchie generazioni 

Dall’analisi di ogni Paese, e dalla conseguente classica, emerge una crescente sofferenza dei giovani, soprattutto in alcuni Paesi tra cui gli Stati Uniti che per la prima volta in 10 anni non rientrano nelle prime 20 posizioni. Cosa sta accadendo? Ha provato a rispondere questa domanda Vivek Murthy, chirurgo generale degli Stati Uniti, al Guardian. “I giovani stanno diventando meno felici rispetto alle generazioni più anziane e soffrono dell'equivalente di una crisi di mezza età. I giovani sono davvero in difficoltà. Lo dicono tutti i dati che arrivano dal Nord America dove sono mediamente meno felici degli anziani. Questo cambiamento epocale arriverà anche in Europa occidentale nel breve termine ".

Il dottor Vivek Murthy ha affermato che permettere ai bambini di usare i social media è “come dare loro una medicina di cui non è stata dimostrata la sicurezza”. E che i governi dovrebbero regolamentarne e limitarne l’uso. Gli adolescenti statunitensi trascorrono in media quasi cinque ore al giorno sui social media e che un terzo di loro rimane alzato fino a mezzanotte nelle notti della settimana con i propri dispositivi. Dopo 12 anni in cui le persone di età compresa tra i 15 e i 24 anni sono state giudicate più felici delle generazioni più anziane negli Stati Uniti, la tendenza si è invertita nel 2017.

Il World Happiness Report, coordinato dal Wellbeing Research Centre dell'Università di Oxford, da Gallup e dal Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite, ha mostrato "sconcertanti cali nella felicità dei giovani soprattutto in Nord America e in Europa occidentale", ha sottolineato anche Jan-Emmanuel De Neve, direttore del Wellbeing Research Centre e curatore dello studio. "Pensare che in alcune parti del mondo i bambini stiano già vivendo l'equivalente di una crisi di mezza età, richiede un'azione politica immediata"

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