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Russia, il riconoscimento facciale utilizzato per arrestare gli attivisti

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Rolla Scolari

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La tecnologia legata alle telecamere di sorveglianza cittadine ha portato al fermo di decine di persone dopo i funerali di Navalny

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Sono diverse centinaia secondo i gruppi per i diritti umani le persone arrestate in seguito al funerale del dissidente russo Alexei Navalny, il primo marzo a Mosca, e le commemorazioni in ricordo del maggiore oppositore di Vladimir Putin tenutesi un po’ ovunque nel Paese. Per decine di questi fermi, mettono in guardia gli attivisti oggi, le autorità si sarebbero affidate all'utilizzo di sistemi per il riconoscimento facciale. È accaduto a pochi giorni dal voto presidenziale in corso in queste ore in Russia, e proprio mentre i leader europei discutevano di una legge, approvata mercoledì al Parlamento europeo, che per prima al mondo impone regole sulle tecnologie legate all'Intelligenza artificiale, limitando fortemente l'uso del riconoscimento facciale.

Situazione peggiorata dopo l'invasione dell'Ucraina

Da anni, chi si batte in Russia per la difesa dei diritti umani è preoccupato per l'impatto di questa tecnologia su uno spazio di dissenso ogni giorno più ristretto. Già nel 2021, Amnesty International ha denunciato l'uso di telecamere di sorveglianza a riconoscimento facciale nel fermo di decine di persone che avevano partecipato a manifestazioni in sostegno di Navalny, da poco tornato in Russia e subito incarcerato per il suo attivismo anti-governativo. Secondo i dati di un'organizzazione locale per i diritti umani, OVD-Info, la situazione non è certo migliorata dopo l'aggressione russa dell'Ucraina e la conseguente repressione interna contro chi ha tentato nei primi mesi delle ostilità di manifestare la sua opposizione al conflitto: nel 2022 gli arresti "preventivi" attraverso riconoscimento facciale sarebbero stati 141, come conferma anche la Reuters in un'inchiesta su oltre 2.000 fascicoli giudiziari locali.

Capitale russa sorvegliata

Mosca non ha mai nascosto nulla, d'altronde: nel 2017 le autorità hanno annunciato il lancio di una vasta rete di telecamere di sorveglianza, oltre 160mila nella capitale, 3.000 delle quali collegate a riconoscimento facciale, installate secondo l’amministrazione cittadina per la lotta contro il crimine e il terrorismo. Secondo media locali, il 90 per cento delle zone residenziali e tre quarti degli spazi pubblici della capitale sarebbe "sorvegliata". Con il crescere delle proteste contro la guerra in Ucraina, questa tecnologia è stata però soprattutto utilizzata per sgonfiare le manifestazioni: gli arresti avvengono spesso in metropolitana, attraverso le telecamere del circuito. Attivisti e oppositori sono stati ripetutamente fermati lì per ore, spesso non detenuti, per prevenire per esempio la loro partecipazione a proteste in programma quel giorno. E per rafforzare in generale un clima di costante sorveglianza.

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