Portogallo al voto, finisce tra le incognite l'era del socialista Costa

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Roberto Tallei

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Elezioni anticipate dopo gli scandali per corruzione che hanno travolto il governo. I sondaggi danno in leggero vantaggio il centrodestra ma c’è il rischio di un Parlamento senza maggioranza. Atteso un exploit dell’estrema destra

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A due anni dalle ultime elezioni politiche, quasi undici milioni di portoghesi sono di nuovo chiamati alle urne domenica 10 marzo. Elezioni anticipate interessanti da seguire, a partire dai motivi che le hanno provocate.

Il capo del governo, Antonio Costa, si è infatti dimesso lo scorso 7 novembre. In quei giorni un’inchiesta dei magistrati stava travolgendo il capo dello staff del premier e il ministro delle Infrastrutture per presunti favori a imprenditori amici. Ci furono arresti e perquisizioni, spuntò fuori anche un’intercettazione in cui compariva un Antonio Costa evidentemente corrotto. Il primo ministro si dimise, il capo dello Stato sciolse il Parlamento, solo successivamente si scoprì che l’intercettato era un omonimo. L’inchiesta rimase però in piedi verso gli altri indagati e così Costa restò fermo nella sua decisione di gettare la spugna.

Antonio Costa, la stella dei socialisti

Premier per nove anni, era la stella dei socialisti in Europa, l'uomo che aveva resistito ai richiami all'austerità di Bruxelles riuscendo a rimettere a posto i conti pubblici senza fare macelleria sociale e garantendo crescita e occupazione. Un successo a metà, perché oggi i servizi pubblici sono in declino, gli stipendi bassi e gli affitti alle stelle. Il salario medio lordo è di 1400 euro, il costo di un bilocale a Lisbona, la pensione media 500 euro. La capitale si è trasformata in un gigantesco B&B per turisti e nomadi digitali, cittadini – spesso del ricco Nord Europa – che scelgono il Portogallo per lavorare da remoto. La conseguenza è che i residenti sono stati costretti a spostarsi nelle periferie.

L'insoddisfazione dovrebbe penalizzare i socialisti, guidati ora da Pedro Nuno Santos (leader dell’ala più a sinistra del partito). I sondaggi danno però un lieve vantaggio per l'alleanza di centrodestra, con a capo il leader del partito socialdemocratico Luis Montenegro. Nessuno dei due schieramenti dovrebbe avere la maggioranza assoluta, serviranno dunque accordi di coalizione.

L'avanzata della destra

Il vero exploit, però, è atteso per il partito di estrema destra Chega (Basta) che dovrebbe ottenere il terzo posto. Il suo leader, Andrè Ventura, è un avvocato ex commentatore di calcio che ha puntato tutto sulla rabbia contro corruzione e immigrati. Estimatore della Brexit e contrario alla parità di genere, ha proposto l'asportazione delle ovaie per le donne che abortiscono e la castrazione chimica per gli stupratori.

I due principali schieramenti dicono che non faranno mai accordi con lui, anche a costo di dover mettere in piedi una grande coalizione tra socialisti e centrodestra. Ma già il fatto che l'estrema destra torni a essere protagonista della politica portoghese rappresenta una prima assoluta dalla rivoluzione dei garofani, che cinquant'anni fa pose fine alla dittatura nel Paese.

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