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Natale, Papa Francesco: lo sguardo è rivolto a Betlemme, con coraggio dire no alla guerra

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©Getty

 "Nella Scrittura, al Principe della pace si oppone 'il principe di questo mondo' che, seminando morte, agisce contro il Signore, 'amante della vita'. Lo vediamo in azione a Betlemme quando, dopo la nascita del Salvatore, avviene la strage degli innocenti" così il pontefice nel Messaggio natalizio 'Urbi et Orbi' rivolge il suo pensiero sulla situazione in medioriente e ai conflitti in corso nel mondo

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"Dire no alla guerra" queste le parole del Pontefice nel suo messaggio natalizio prima della benedizione "Urbi et Orbi". Papa Francesco ha rivolto il pensiero alla situazione in medioriente e ai conflitti in corso nel mondo per poi spaziare a tutti coloro che si trovano in difficoltà. "Lo sguardo e il cuore dei cristiani di tutto il mondo sono rivolti a Betlemme; lì, dove in questi giorni regnano dolore e silenzio, è risuonato l'annuncio atteso da secoli: 'È nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore", è l'incipit del discorso di Papa Francesco affacciato su Piazza San Pietro. 

"A Betlemme si è accesa una fiamma inestinguibile"

"Ecco la notizia che cambia il corso della storia!", ha sottolineato il Papa. "Oggi a Betlemme tra le tenebre della terra si è accesa questa fiamma inestinguibile, oggi sulle oscurità del mondo prevale la luce di Dio, 'che illumina ogni uomo'", ha aggiunto. "Nella Scrittura, al Principe della pace si oppone il principe di questo mondo che, seminando morte, agisce contro il Signore, amante della vita. Lo vediamo in azione a Betlemme quando, dopo la nascita del Salvatore, avviene la strage degli innocenti. Quante stragi di innocenti nel mondo - ha continuato - nel grembo materno, nelle rotte dei disperati in cerca di speranza, nelle vite di tanti bambini la cui infanzia è devastata dalla guerra. Sono i piccoli Gesù di oggi, questi bambini la cui infanzia è devastata dalla guerra, dalle guerre". 

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"Dire no alla guerra"

"Dire sì al Principe della pace significa dire No alla guerra, a ogni guerra, alla logica stessa della guerra, viaggio senza meta, sconfitta senza vincitori, follia senza scuse. Ma per dire No alla guerra bisogna dire No alle armi. Perché, se l'uomo, il cui cuore è instabile e ferito, si trova strumenti di morte tra le mani, prima o poi li userà. E come si può parlare di pace se aumentano la produzione, la vendita e il commercio delle armi?" è la domanda che il Pontefice rivolge ai presenti ma soprattutto ai leader mondiali. "Oggi, come al tempo di Erode, le trame del male, che si oppongono alla luce divina, si muovono nell'ombra dell'ipocrisia e del nascondimento: quante stragi armate avvengono in un silenzio assordante, all'insaputa di tanti!", ha affermato Bergoglio. "La gente, che non vuole armi ma pane, che fatica ad andare avanti e chiede pace, ignora quanti soldi pubblici sono destinati agli armamenti - ha proseguito -. Eppure dovrebbe saperlo! Se ne parli, se ne scriva, perché si sappiano gli interessi e i guadagni che muovono i fili delle guerre". Francesco ha ricordato che "Isaia, che profetizzava il Principe della pace, ha scritto di un giorno in cui 'una nazione non alzerà più la spada contro un'altra nazione'; di un giorno in cui gli uomini 'non impareranno più l'arte della guerra', ma 'spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci'". "Con l'aiuto di Dio, diamoci da fare perché quel giorno si avvicini!", ha aggiunto.

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"Basta guerra in Terra Santa, liberare gli ostaggi"

Riferendosi più direttamente a quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza, il Papa ha auspicato che il giorno della pace "si avvicini in Israele e Palestina, dove la guerra scuote la vita di quelle popolazioni. Le abbraccio tutte, in particolare le comunità cristiane di Gaza, la parrocchia di Gaza, e dell'intera Terra Santa. "Porto nel cuore il dolore per le vittime dell'esecrabile attacco del 7 ottobre scorso e rinnovo un pressante appello per la liberazione di quanti sono ancora tenuti in ostaggio. Supplico - ha aggiunto - che cessino le operazioni militari, con il loro spaventoso seguito di vittime civili innocenti, e che si ponga rimedio alla disperata situazione umanitaria aprendo all'arrivo degli aiuti". "Non si continui ad alimentare violenza e odio, ma si avvii a soluzione la questione palestinese, attraverso un dialogo sincero e perseverante tra le Parti, sostenuto da una forte volontà politica e dall'appoggio della comunità internazionale - ha detto ancora il Pontefice - fratelli e sorelle, preghiamo per la pace in Israele e Palestina".

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Il messaggio rivolto a tutte le aree di conflitto

Nel suo messaggio il Pontefice ha rivolto un pensiero a tutte le aree in cui sono avvenuti o stanno avvenendo conflitti, "alla popolazione della martoriata Siria, come pure a quella dello Yemen ancora in sofferenza". "Penso al caro popolo libanese e prego perché possa ritrovare presto stabilità politica e sociale - ha proseguito -. Con gli occhi fissi sul Bambino Gesù imploro la pace per l'Ucraina. Rinnoviamo la nostra vicinanza spirituale e umana al suo martoriato popolo, perché attraverso il sostegno di ciascuno di noi senta la concretezza dell'amore di Dio". "Si avvicini il giorno della pace definitiva tra Armenia e Azerbaigian - ha aggiunto il Pontefice -. La favoriscano la prosecuzione delle iniziative umanitarie, il ritorno degli sfollati nelle loro case in legalità e sicurezza, e il mutuo rispetto delle tradizioni religiose e dei luoghi di culto di ogni comunità". Bergoglio cita anche la regione del Sahel, il Corno d'Africa, il Sudan, il Camerun, la Repubblica Democratica del Congo e il Sud Sudan. Ha poi auspicato che si rinsaldino i vincoli fraterni nella penisola coreana e che le autorità politiche e tutte le persone di buona volontà del continente americano "trovino soluzioni idonee a superare i dissidi sociali e politici per lottare contro le forme di povertà che offendono la dignità delle persone, per appianare le disuguaglianze e per affrontare il doloroso fenomeno delle migrazioni". 

Il messaggio ai più deboli e a chi è in difficoltà

Infine Papa Francesco ha ricordato che "dal presepe, il Bambino ci chiede di essere voce di chi non ha voce: voce degli innocenti, morti per mancanza di acqua e di pane; voce di quanti non riescono a trovare un lavoro o l'hanno perso; voce di quanti sono obbligati a fuggire dalla propria patria in cerca di un avvenire migliore, rischiando la vita in viaggi estenuanti e in balia di trafficanti senza scrupoli". Poveri, disoccupati, migranti, Bergoglio chiede di sostenere tutti coloro che sono in difficoltà. "Fratelli e sorelle, si avvicina il tempo di grazia e di speranza del Giubileo, che inizierà tra un anno. Questo periodo di preparazione sia occasione per convertire il cuore; per dire 'no' alla guerra e 'sì' alla pace; tempo per rispondere con gioia all'invito del Signore che ci chiama, come ancora profetizzò Isaia, 'a portare il lieto annuncio ai miseri, / a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, / a proclamare la libertà degli schiavi, / la scarcerazione dei prigionieri'", ha concluso il Pontefice nel suo Messaggio natalizio prima della benedizione 'Urbi et Orbi'.

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