Guerra Israele-Hamas, i primi italiani lasciano la Striscia di Gaza da Rafah: chi sono

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Quattro italiani, volontari di Ong internazionali, già localizzati nelle scorse settimane presso la base Unrwa a Rafah, ieri hanno attraversato il valico e sono passati in Egitto. Si tratta di Giuditta Brattini, Maya Papotti, Laura Canali e Jacopo Intini (con la moglie palestinese Amal Khayal). Questa mattina sono uscite anche una bambina italiana di sei anni e la mamma palestinese. Tajani: “Si lavora per gli altri"

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Con la situazione sul campo in costante evoluzione, abbiamo deciso di raccogliere qui alcune informazioni che permettano di farsi un'idea del contesto più ampio attraverso mappe, schede e approfondimenti.

 

I primi italiani, volontari di Ong internazionali, uno dei quali con moglie palestinese, che nelle scorse settimane erano già localizzati presso la base Unrwa a Rafah, hanno attraversato ieri il valico di Rafah e sono passati in Egitto, assistiti da personale dell'Ambasciata d'Italia al Cairo (GUERRA ISRAELE-HAMAS: TUTTI GLI AGGIORNAMENTI LIVE - LO SPECIALE). I concittadini usciti da Gaza sono Giuditta Brattini, Maya Papotti, Laura Canali e Jacopo Intini. Dopo il primo gruppo, stamani anche una bambina italiana di sei anni e la mamma palestinese hanno attraversato il valico di Rafah. Sono ora in Egitto, assistite dal personale dell'Ambasciata d'Italia al Cairo per il successivo rientro in Italia. Le operazioni, rese molto complesse dalla situazione sul terreno e dalla difficoltà nelle comunicazioni - sottolinea la Farnesina - sono state portata a termine grazie all'azione combinata dell'Ambasciata a Tel Aviv, del Consolato Generale a Gerusalemme e dell'Ambasciata al Cairo, col coordinamento dell'Unità di Crisi e l'apporto determinante della nostra 'intelligence'. Oltre agli italiani, altre centinaia di persone hanno lasciato ieri Gaza raggiungendo l'Egitto attraverso il valico di Rafah, a seguito dell'accordo raggiunto tra autorità israeliane e egiziane. Il gruppo era formato in larga parte da cittadini internazionali, oltre che da persone con doppia cittadinanza e da palestinesi in gravi condizioni di salute, che saranno curati negli ospedali egiziani. 

Tajani: “Si lavora per gli altri italiani”

Un lavoro che è solo all'inizio, ha assicurato il capo della diplomazia italiana Tajani sottolineando che l'impegno per i connazionali a Gaza prosegue: "Continuiamo a lavorare per gli altri italiani e congiunti che sono ancora nella Striscia. Contiamo di farli uscire con le prossime aperture, programmate per i prossimi giorni", ha spiegato il ministro. Tra italiani, cittadini con doppia cittadinanza e familiari, fino a questa prima evacuazione c'erano una ventina di persone nella Striscia seguite dalle autorità italiane. Molti sono operatori umanitari, cooperanti impegnati ad assistere la popolazione civile di Gaza. Qualcuno di loro ha deciso di restare per continuare a dare il suo aiuto. Ma di fronte all'offensiva senza sosta delle forze israeliane, l'isolamento, la mancanza di viveri e benzina alcuni hanno scelto di andare via anche per le enormi difficoltà nel poter proseguire il loro lavoro. In mattinata Tajani ha aggiunto che "i primi 4 connazionali usciti ieri sono su di morale e in buone condizioni di salute. Sono stati accompagnati durante la notte al Cairo, dove c'è l'ospedale italiano Umberto I, e quanto prima, quando vorranno, verranno rimpatriati", ha aggiunto il titolare della Farnesina. Secondo la Ong Ciss arriveranno in Italia entro le prossime 24 ore i quattro italiani usciti ieri da Gaza e che attualmente si trovano in una struttura del Cairo messa a disposizione dalla nostra ambasciata. 

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Chi sono gli italiani usciti

Gli italiani che hanno lasciato ieri Gaza sono Laura Canali di Human Rights Watch, Maya Papotti di Azione contro la fame, Giuditta Brattini dell’associazione Gazzella e Jacopo Intini di Cooperazione internazionale Sud Sud con la moglie palestinese Amal Khayal, capomissione, conosciuta tre anni fa proprio a Gaza. Uscendo hanno detto: “Ce ne andiamo ma il nostro pensiero ora va a ciò che lasciamo, al disastro di Gaza. I bombardamento continuano, non si sono mai fermati e adesso che siamo fuori, vogliamo ancora rilanciare l’appello di tutte le Ong internazionali per il cessate il fuoco e l’ingresso degli aiuti umanitari”. Jacopo Intini parlando con Sergio Cipolla, il presidente della Ong Ciss di Palermo, ha aggiunto: “Sono provato ma sto bene. Il nostro ruolo è di stare al fianco della popolazione ma le condizioni drammatiche sul campo non ci consentono di lavorare”. Sua moglie Amal ha detto: “Noi che abbiamo il doppio passaporto possiamo andare via, siamo dei privilegiati, ma i nostri fratelli, le nostre sorelle restano a Gaza a morire”. Mentre Papotti ha spiegato: "È un sollievo perché la situazione a Gaza è stata davvero difficile, ma sono molto preoccupata per il resto del team e per la popolazione. Dopo aver lavorato lì per mesi e aver vissuto in prima persona questa terribile crisi, io e i miei colleghi abbiamo una visione chiara della risposta umanitaria che deve essere attivata con urgenza". Il gruppo degli italiani a Gaza prima di ieri era formato da 19 persone: 7 con passaporto italiano, altri 7 con doppio passaporto e 5 cooperanti palestinesi.

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