Il discorso di von der Leyen sullo Stato dell'Unione: i 5 temi fondamentali

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Renato Coen

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"Abbiamo realizzato il 90 per cento delle cose che volevamo fare", ha rinvedicato la presidente della Commissione Europea, che nel suo intervento si è concentrata su 5 aspetti principali. Ecco quali

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“Abbiamo realizzato il 90 per cento delle cose che volevamo fare", così Ursula von der Leyen rivendica il lavoro fatto in quattro anni di presidenza della Commissione Europea. Nel suo discorso sullo stato dell’Unione, l’appuntamento annuale in cui il capo dell’esecutivo europeo fa un bilancio delle cose fatte e da fare, Von der Leyen si è concentrata su 5 punti principali.

 

Green deal sostenibile per le imprese

Le politiche verdi, le nuove regole da rispettare per la salvaguardia dell’ambiente spesso mettono in difficoltà il sistema industriale e i cittadini. Questo ha causato molte proteste da parte di varie associazioni di categoria, e di molte forze politiche, alcune delle quali anche al governo in Europa. Nel suo discorso, Von der Leyen ha voluto rassicurare industrie e cittadini, garantendo che la transizione verde verrà fatta tenendo in considerazione le loro difficoltà e i loro bisogni. Un cambio di rotta probabilmente spinto dall’appuntamento delle prossime elezioni europee che si avvicina, e della necessità quindi di avere un consenso tanto tra gli elettori quanto tra i partiti che eventualmente dovranno votare il presidente della prossima Commissione Ue.

 

Sostegno all’economia e alla competitività

Ci sono tre priorità economiche ha detto la Presidente: il lavoro, l’inflazione e il sostegno al business, e tutto questo proprio mentre stiamo chiedendo alle imprese di diventare eco sostenibili. Quindi dobbiamo aiutarle a rimanere competitive. Per questo Von der Leyen ha annunciato di aver chiesto a Mario Draghi di preparare un report sul futuro della competitività europea. Il sostegno a chi vuole fare impresa e a chi cerca lavoro saranno alla base del lavoro della Commissione nei prossimi mesi.

Nello stesso tempo però Von der Leyen ha voluto mettere in guardia anche dalle minacce esterne alla nostra competitività, in particolare quelle provenienti dalla Cina. “Pechino, ha detto, continua la sua concorrenza sleale ad esempio nel mercato delle auto elettriche continuando a erogare milioni di sovvenzioni statali alla sua industria dell’auto.

La sfida cinese

Nello stesso tempo però Von der Leyen ha voluto mettere in guardia anche dalle minacce esterne alla nostra competitività, in particolare quelle provenienti dalla Cina. “Pechino, ha detto, continua la sua concorrenza sleale, ad esempio, nel mercato delle auto elettriche continuando a erogare milioni di sovvenzioni statali alla sua industria dell’auto.

Dobbiamo difenderci dalle pratiche sleali, dice la Presidente, ma nello stesso tempo è necessario mantenere aperto il dialogo con Pechino.

 

Intelligenza artificiale ed economia digitale

Nel discorso ampio spazio è stato riservato al futuro delle nuove tecnologie. La Commissione Europea è orgogliosa di aver costruito il sistema di regole più avanzato al mondo per proteggere i cittadini. Ora però bisogna governare il fenomeno dell’intelligenza artificiale. “Alcuni studiosi, ha ricordato Von der Leyen, hanno detto che i pericoli dell’AI devono essere affrontati come quelli derivanti da un conflitto nucleare o da una pandemia”, per questo secondo la presidente bisogna affrettarsi per costruire un sistema di regole che garantisca che tutte le nuove tecnologie siano accessibili, efficaci, ma anche adattabili alle esigenze dell’uomo.

Allargamento dell’Ue

L’ultimo ma fondamentale tema cui si è dedicata la presidente è stato quello dell’allargamento dell’Unione Europea. Tutti i grandi risultati raggiunti negli ultimi anni sono stati ottenuti mettendo d’accordo 27 Stati; quindi, un’Europa allargata non è necessariamente un’Europa non funzionante. Certo, ha precisato Von der Leyen, sarà necessario un processo di riforma delle regole che consentano ad un’Europa con molti membri di funzionare meglio. Ma in ogni caso l’Europa deve abbracciare gli Stati che bussano alla sua porta, quei paesi balcanici che fanno parte della nostra geografia e della nostra storia.

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