
Incendi Hawaii, quasi 100 morti nell’isola di Maui. Indagini sui sistemi d’allarme. FOTO
Il bilancio provvisorio parla di 99 vittime e un migliaio di dispersi: è il rogo più letale nella storia degli Usa dal 1918. Si stima che i danni ammontino a 5,5 miliardi di dollari, ma quelli all'ecosistema sono ancora tutti da calcolare. Le autorità sono al centro delle polemiche: secondo le prime ricostruzioni, gli avvisi d'allerta sui cellulari sarebbero partiti in ritardo mentre le sirene - il cui sistema è considerato tra i più sviluppati negli Stati Uniti - non sarebbero scattate. Aperta un’inchiesta

L’incendio nell’isola di Maui alle Hawaii, con un bilancio provvisorio di 99 vittime, è il rogo più letale nella storia degli Usa dal 1918, quando 453 persone morirono in Minnesota e Wisconsin. Il numero delle vittime nell'arcipelago tropicale ha superato quello del Camp Fire, l'incendio del 2018 in California che ha praticamente cancellato la piccola città di Paradise dalla mappa e ucciso 86 persone. Ma la conta dei morti è appena iniziata e le autorità prevedono che il bilancio finale sarà molto più pesante
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Secondo le autorità, ci sono ancora un migliaio di dispersi e solo il 3% dell'aerea devastata dalle fiamme è stata per ora perlustrata, anche con l'aiuto dei cani da soccorso. Il capo della polizia di Maui, John Pelletier, ha invitato la popolazione a sottoporsi a test del Dna, in modo da accelerare le difficili identificazioni. Finora ne sono state effettuate solo un paio, a causa della potenza devastante dei roghi. "I resti che stiamo trovando provengono da un incendio che ha fuso il metallo. Quando li raccogliamo... cadono a pezzi", ha spiegato
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Intanto, le autorità locali e statali sono al centro delle polemiche per la risposta agli incendi che hanno distrutto soprattutto la città di Lahina. Il disastro ambientale, infatti, avrebbe messo a nudo le inefficienze del servizio d'emergenza. Secondo le prime ricostruzioni, gli avvisi d'allerta sui cellulari sarebbero partiti in ritardo mentre le sirene - il cui sistema è considerato tra i più sviluppati negli Stati Uniti e il più grande del mondo - non sarebbero scattate
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Secondo le testimonianze, nessuna delle sirene sarebbe stata azionata martedì, quando è scoppiato il primo incendio. Lo Stato delle Hawaii avrebbe mandato quindici alert sui cellulari, usando il suo sistema intergrato, ma forse non in modo tempestivo. Il governatore, il democratico Josh Green, ha ammesso di non avere la certezza che il sistema d'allarme di Maui abbia funzionato correttamente. “La velocità di propagazione delle fiamme potrebbe aver danneggiato le infrastrutture e reso inutilizzabile il sistema d'allarme”, ha detto
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Anche su questo punto, sull’efficienza dei sistemi di allarme, si concentra l'inchiesta annunciata dalla procuratrice federale delle Hawaii Anne Lopez. "Il mio dipartimento – ha spiegato – è impegnato a capire quali decisioni sono state prese prima e durante gli incendi e a rendere pubblici i risultati". Sotto osservazione anche la risposta delle autorità una volta che il disastro è parso inevitabile
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Insieme al numero delle vittime, quindi, crescono anche rabbia, dolore e polemiche sulla mancata prevenzione e sulla cattiva gestione dell'emergenza, che hanno portato all'apertura dell'inchiesta ufficiale. Sotto accusa in particolare la mancata attivazione del sistema di allarme, con 400 sirene (di cui 80 a Maui) rimaste in silenzio mentre il fuoco avanzava rapido e feroce. Non sono arrivati neppure gli sms perché è crollata la copertura telefonica e molti hanno saputo degli incendi dalla gente in fuga o dalla comparsa improvvisa delle fiamme a due passi da casa

Inoltre, secondo il New York Times, i pompieri avrebbero trovato gli idranti anti incendio senza acqua e gli incendi sono stati favoriti dalla diffusione di piante invasive non autoctone provenienti dall'Africa e usate come foraggio per il bestiame, dopo la chiusura negli anni scorsi delle piantagioni di canna da zucchero (l'ultima nel 2016). Varietà come la 'guinea', la 'molasses' e la 'buffel grass' sono altamente infiammabili: crescono rapidamente quando piove e resistono alla siccità quando le terre sono aride. Ora occupano quasi un quarto delle Hawaii

Fino a un anno fa il rischio di roghi del genere, alimentati dalle potenti raffiche degli uragani e dalla persistente siccità, era stato classificato "basso". Il governatore Josh Green ha difeso la risposta immediata all'inferno, spiegando che la situazione è stata complicata dalla presenza di molteplici incendi e dalla forza dei venti. "Dopo aver visto quella tempesta, dubitiamo che si sarebbe potuto fare molto con un fuoco impetuoso e veloce come quello", ha detto

Il presidente Joe Biden ha promesso aiuti e non ha escluso di volare alle Hawaii, lo Stato a stragrande maggioranza democratica dove è nato il suo ex boss Barack Obama. La tragedia dell'arcipelago tropicale è stata ricordata anche dal Papa all'Angelus: "Desidero assicurare la mia preghiera per le vittime degli incendi che hanno devastato l'isola di Maui nelle Hawaii". La Farnesina ha aperto all'aeroporto internazionale di Maui un desk di assistenza con personale del consolato generale di San Francisco per i circa 60 italiani presenti

Da Lahaina, la cittadina di oltre 12mila abitanti più colpita, arrivano immagini apocalittiche: quasi 3mila edifici distrutti, rovine e cenere ovunque, sfregiato anche il secolare e iconico “banyan tree”, il più grande degli Usa e uno dei più grandi del mondo, con 20 metri di altezza, 400 metri di circonferenza e 16 tronchi. Si stima che i danni ammontino a 5,5 miliardi di dollari, ma quelli all'ecosistema sono ancora tutti da calcolare

Lo scorso anno i disastri miliardari causati da condizioni meteo estreme, sospinte dal cambiamento climatico, sono stati 18 e sono costati agli Usa 165 miliardi di dollari, oltre alla morte di almeno 474 persone. Al conto di quest'anno manca ancora la stagione degli uragani, che gli esperti prevedono sarà superiore al normale per il riscaldamento degli oceani. Per questo molti chiedono a Biden di proclamare una "emergenza climatica nazionale"
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