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Putin in bilico? Occhi puntati sul primo luglio

Mondo
Michele Cagiano de Azevedo

Michele Cagiano de Azevedo

Dopo quanto accaduto in Russia, con la marcia della Wagner verso Mosca poi interrotta, sono molti gli interrogativi sulla stabilità del potere del presidente. L’1 luglio il gruppo di mercenari si scioglierà per decreto e i suoi membri dovranno entrare nell’esercito regolare russo: un’annessione non richiesta che ha portato al massimo livello la contesa tra gli “uomini forti” che gravitano intorno al leader del Cremlino

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Cosa sta accadendo in Russia? Putin è veramente in sella o l’instabilità di questa ultima settimana ha minato il suo comando? Una data va segnata in rosso sul calendario: il primo luglio. Sarà il giorno in cui il gruppo Wagner si scioglierà per decreto e tutti i mercenari al soldo di Prigozhin dovranno entrare nell’esercito regolare russo. Una annessione non richiesta, che ha portato al massimo livello la contesa tra gli “uomini forti” che circondano il presidente russo. Uno scontro che potrebbe avere effetti imprevedibili e coinvolgere la stabilità del potere centrale. Facciamo il punto della situazione, cominciando dai protagonisti della storia, o meglio i nuovi protagonisti, quei nomi che fino a oggi non sembravano centrali (LO SPECIALE).

Sojgu, il potere lungo 30 anni

Sergej Sojgu è un politico di lungo corso, ministro dal 1994, a capo della difesa dal 2012. Pensate: quasi 30 anni al governo, un potere incontrastato, rafforzato peraltro da alcuni passaggi storici, come la conquista della Crimea nel 2014, senza sparare un colpo, o i successi in Siria al fianco del regime di Bashar al-Assad. Ha una storia particolare; figlio di una contadina di origini ucraine dell’area di Luhansk, guida da oltre un decennio le forze armate russe, senza aver fatto il militare e senza una particolare preparazione. Ama la storia della Russia e, con Putin, condivide il mito di Pietro il Grande. Oggi Sojgu vacilla, è nel mirino della Wagner, la gestione dell’esercito è criticata per lentezza, corruzione  ed eccesso di burocrazia. Il suo grande nemico è il protagonista numero uno della storia recente, Eugenj Prigozhin.

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Prigozhin, il cuoco di Putin

Il suo soprannome deriva dalle cene ufficiali di Putin con i grandi della Terra, da Chirac a Putin. Ai fornelli, c’era lui. La sua azienda di distribuzione alimentare ha poi ottenuto milioni di contratti governativi per mense scolastiche e per i dipendenti del governo. È diventato presto confidente di Putin e un intoccabile. Con il presidente russo, condivide la città Natale di Leningrado (oggi San Pietroburgo), la contiguità con ambienti criminali nell’infanzia, con una condanna a 12 anni di carcere per crimini violenti (rapina e induzione alla prostituzione). Poi, i tanti affari di Eugenj, dai casino ai ristoranti, sempre tacciato di metodi a dir poco spicci. Infine, il gruppo di mercenari della Wagner. Putin si affida spesso alle sue milizie, in particolar modo in scenari in cui non può intervenire in modo ufficiale. Oggi gli uomini sotto il suo comando sono stimati in 25mila, la rivolta degli ultimi giorni è un segnale dirompente: i più addestrati tra i soldati al servizio di Putin non vogliono sottomettersi al potere dell’esercito regolare, Prigozhin non accetta la leadership di Sojgu ed è disposto a giocarsi il tutto per tutto.

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