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Il tetto di Notre Dame viene riparato da artigiani che lavorano il legno come secoli fa

Mondo

Matteo Castellucci

©Getty

In Francia, per ricostruire la "foresta" di travi che sorreggeva la copertura della cattedrale, bruciata nell'aprile 2019, si mobilitano falegnami e carpentieri del gruppo di archeologi sperimentali del Castello di Guédelon

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Dopo l'incubo dell'incendio, le incognite sulla ricostruzione. Nell'aprile 2019 con Notre Dame è bruciato un simbolo della Francia e dell'Europa, rivalutato dai parigini con un certo ritardo e salvato dalla demolizione - vuole la leggenda - dal romanzo di Victor Hugo ambientato nella cattedrale gotica. Le raccolte fondi, il cordoglio social, i proclami della politica per un restauro in tempi record sono ormai un riflesso incondizionato di ogni tragedia, ma stavolta c'è una variabile in più. 

 

Quando crolla un monumento vecchio di secoli, c'è il problema di come ricostruirlo. In particolare, le fiamme erano divampate sul tetto. L'architettura lignea che lo sorreggeva veniva chiamata La Forêt, cioè "la foresta", per la trama complessa e intricata e per il numero di travi, ognuna da una quercia diversa. La struttura era lunga cento metri e alta dieci e sovrastava la navata. Ma nel nostro mondo industrializzato sono andate quasi perdute le tecniche con cui nel XIII° secolo era stato realizzato quel prodigio. 

Le tecniche medievali riscoperte in Borgogna

L'incendio del 15 aprile 2019, con le fiamme che avvolgono il tetto della cattedrale (Antoine Gyori/Corbis via Getty Images) - ©Getty

La tradizione dei maestri d'ascia è quasi scomparsa. Quasi, appunto. A Parigi non resta traccia di tecniche ormai tramontate e considerate fuori dalla storia, ma a Guédelon in Borgogna c'è un progetto di "archeologia sperimentale" che da 25 anni ha provato a raccogliere quell'eredità, riscoprendo i metodi utilizzati nel Medioevo. Così, duecento chilometri a Nord della capitale, la provincia profonda è decisiva per salvare Notre Dame. Lo ha raccontato il Guardian

 

Il presidente francese Emmanuel Macron ha promesso di riaprire il monumento, con un piazzale rinnovato, nel 2024. Sarebbe semplice commissionare le travi a una segheria, ma a Guédelon sono convinti che le lavorazioni a mano, oltre a replicare l'originale, permettano di rendere il legno più forte e durevole. D'altronde, al netto dei restauri e dei consolidamenti col piombo, il telaio aveva resistito per 800 anni, prima di soccombere per via delle fiamme. 

La mobilitazione di fabbri e carpentieri 

L'interno di Notre Dame un mese dopo il rogo, con la rete istallata per proteggere la navata dalla caduta dei calcinacci (Philippe Lopez/AFP via Getty Images) - ©Getty

In questa enclave di un'altra epoca, vogliono fare le cose per bene. Per questo, sono scettici sull'agenda di Macron. Non vogliono fughe in avanti, chiedono tempo per lavorare senza una fretta che sarebbe deleteria. "Le nostre travi possono durare altri 800 anni" hanno assicurato gli artigiani al quotidiano britannico. 

 

Nel frattempo, in Borgogna è in corso una piccola mobilitazione attorno al castello di Guédelon. A dispetto del nome, non è una fortezza del passato, ma un cantiere. Dal 1997, vicino a Treigny, il gruppo di archeologi sta lavorando alla sua costruzione, con tecniche e materiali come nel Basso Medioevo. Oggi il progetto si mobilita per Notre Dame: il fabbro produrrà le asce per abbattere gli alberi, carpentieri e falegnami si stanno addestrando per la lavorazione delle travi. 

 

"Siamo l'unico posto in Francia e forse in Europa che può farlo", rivendicano. Alla fine, riscattare il passato non si esaurisce alla nostalgia. In questo caso, è l'unico modo per regalare un futuro al cuore di Parigi. 

Uno scatto dell'incendio del 15 aprile 2019 (Thomas Samson/AFP via Getty Images) - ©Getty

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