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Ucraina, massacro Bucha: dopo la Z la fascia bianca è il nuovo simbolo di sostegno a Putin

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Autorità locali, dipendenti pubblici e cittadini stanno postando su VKtonkte, il social network più usato in Russia, foto in cui espongono al braccio un nastro bianco come segno di sostegno ai militari e per accusare l'Ucraina degli eccidi avvenuti nella cittadina a est di Kiev

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Una fascia bianca stretta attorno al braccio sta diventando in Russia il nuovo simbolo per sostenere l’invasione dell’Ucraina, cominciata il 24 febbraio scorso, voluta da Vladimir Putin. Il social network russo VKtonkte da giorni si sta riempiendo di messaggi accomunati dall’hashtag #BelajaPoVjaZka (“Benda bianca”) in cui gli utenti postano foto con il vessillo in bella mostra per sottolineare il loro appoggio al Cremlino e alla “operazione militare speciale” condotta contro Kiev dalle truppe di Mosca (GUERRA IN UCRAINA: LO SPECIALE DI SKY TG24 - GLI AGGIORNAMENTI IN TEMPO REALE). 

Un simbolo per rovesciare la versione dei massacri di Bucha

Il nuovo simbolo, che sta sostituendo l’ormai celebre “Z” per dimostrare l’orgoglio patriottico russo, viene utilizzato anche dalle autorità locali e dai dipendenti pubblici e serve, come si legge nei messaggi degli utenti, non solo per dichiarare sostegno ai militari in missione in Ucraina, ma anche per "mostrare solidarietà a quei pacifici ucraini che hanno sofferto o sono morti a causa del fuoco indiscriminato delle forze armate ucraine e dei battaglioni nazionalisti". Il riferimento, secondo molti media, è alle vittime di Bucha, la cittadina nei sobborghi di Kiev dove nei giorni scorsi sono stati trovati più di 400 corpi di persone giustiziate con le mani legate dietro la schiena con un nastro bianco.

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Per il quotidiano Komsomolskaya Pravda, le bende bianche sono “un segno di riconoscemento dei russi e venivano indossate anche  "anche i civili nei centri controllati dall’esercito russo" che proprio per questo sarebbero stati giustiziati “dai battaglioni ucraini di difesa territoriale". Una ricostruzione che però è stata smentita finora da moltissime testimoniane, che parlano di una vera e propria carneficina di civili compiuta dall’esercito russo nei giorni in cui cominciava il riposizionamento delle truppe dalla regione di Kiev verso il Donbass, e duramente contestata dalle autorità ucraine.

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