La struttura è una pietra miliare importante per la comunità LGBTQ nel Paese a maggioranza musulmana dove le persone transgender raramente sono accettate dalle proprie famiglie e, per sopravvivere, si rivolgono all’accattonaggio e alla prostituzione
Rani Khan aveva solo 13 anni quando è stata rinnegata dalla sua famiglia e costretta a vivere per strada chiedendo l’elemosina. La sua “colpa”: non riconoscersi nel corpo in cui era nata. Oggi è la promotrice della prima scuola religiosa per transgender del Pakistan.
La scuola
La struttura è una pietra miliare per la comunità LGBTQ nel Paese a maggioranza musulmana, dove le persone transgender raramente sono accettate dalle proprie famiglie e, per sopravvivere, si rivolgono all’accattonaggio e alla prostituzione. "Un tempo, anche io ero una di loro", dice Rani oggi 34enne. “Ma ho promesso a un amico trans morto in un incidente stradale che avrei fatto qualcosa per la comunità”. Ha studiato il Corano a casa e ha frequentato scuole religiose prima di aprire la madrasa. La scuola non ha ricevuto aiuti dal governo. Rani ha investito nella struttura i risparmi di una vita. Nella speranza di raccogliere fondi vendendo vestiti sta insegnando ai suoi studenti a cucire e a ricamare.
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Comunità discriminata
Nonostante il parlamento pakistano abbia riconosciuto il “terzo genere” nel 2018, conferendo ai transgender diritti fondamentali come la possibilità di votare e scegliere il proprio sesso sui documenti ufficiali, la comunità trans è fortemente discriminata e spesso oggetto di violenze. Secondo l’ultimo censimento del 2017 i trans nel Paese sono 10.418.