Siria, una guerra che dura da dieci anni: i bambini sono le prime vittime

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Nel conflitto, che continua dal 2011, sono morte circa mezzo milione di persone e sono stati devastati città e paesi. In questa situazione, i più piccoli sono coloro che stanno subendo le conseguenze più gravi. Secondo l'Unicef, il 90% dei minori siriani ha bisogno di assistenza umanitaria

La guerra in Siria dura da dieci anni e ha già ucciso circa mezzo milione di persone e devastato numerose città del Paese che si trova a sole tre ore di volo dall'Italia. Serviranno decenni per permettere al territorio di ristabilirsi, mentre continuano a nascere e diffondersi radicalismi di ogni colore. In questa situazione i bambini sono le vittime principali. Secondo l'Unicef, il 90% dei minori siriani ha bisogno di assistenza umanitaria.

Più di 12mila minori siriani uccisi o feriti

In Siria da 10 anni i bambini crescono all'ombra delle violenze armate e tra qualche anno saranno i nuovi adulti in cerca di prospettive socio-economiche e diritti politici. Milioni di bambini siriani non hanno conosciuto un percorso scolastico degno di questo nome. Dal 2011 al 2020 più di 12mila minori sono stati uccisi o feriti; più di 5.700 bambini, alcuni anche di 7 anni, sono stati reclutati nei combattimenti; più di 1.300 strutture sanitarie e scolastiche, con il relativo personale, sono state attaccate dalle parti in conflitto.

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La situazione in Siria

Dopo 10 anni di lotte, il Paese è lacerato al suo interno, diviso in zone di influenza da attori stranieri che da anni si dividono le spoglie energetiche e territoriali di una terra millenaria, oggi inserita in un Medio Oriente tormentato dalla peggiore crisi economica e finanziaria dall'inizio del secolo, aggravata dalle ripercussioni della pandemia. La ricostruzione delle infrastrutture è lontana anche perché non ci sono investitori. La ricomposizione del tessuto comunitario è ancor più un miraggio: dieci milioni di siriani su venti hanno dovuto abbandonare le loro case, fuggendo all'estero o rimanendo sfollati tra le macerie, esposti a bombardamenti e violenze. Chi è scappato difficilmente tornerà senza prospettive di avere una casa, un lavoro, un futuro per i propri figli. Chi non è riuscito a scappare, fatica a trovare risorse per andare avanti. A causa della crisi valutaria senza precedenti nel vicino Libano, delle sanzioni economiche statunitensi e del prolungato conflitto armato, la lira siriana è oggi carta straccia.

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Le elezioni e le divisioni interne

Tra poche settimane nella Siria governativa, dominata da decenni da un sistema autoritario, dovrebbero svolgersi le elezioni politiche. E in estate sono previste le elezioni presidenziali che, in realtà, sono una pura formalità per la conferma, per il quarto settennato consecutivo, del raìs Bashar al Assad, figlio ed erede politico del presidente Hafez al Assad. La Siria governativa è formalmente controllata dalle forze del regime di Damasco ma la Russia e l'Iran, assieme alle milizie libanesi e irachene, dominano ampie porzioni di territorio e hanno un ruolo nel processo decisionale politico, finanziario, diplomatico. Nel nord del Paese la Turchia, grazie alla cooptazione di milizie arabe radicali e anti-curde, è sempre più padrona di una fascia di confine che va dal Mediterraneo all'Iraq, assicurandosi un'egemonia commerciale e culturale che sarà difficile da contrastare. Nel nord-est e nell'est, le autorità curdo-siriane, una costola politica del Partito dei lavoratori curdi (Pkk), sostenuto di fatto sia dagli Stati Uniti sia dalla Russia, faticano a gestire un territorio tribale, ripreso al controllo dell'Isis ma reso instabile da un'irrisolta tensione comunitaria a sfondo politico ed economico tra arabi e curdi.

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