Una posizione molto netta nei confronti di Russia e Cina, la guerra in Yemen e il blocco del parziale ritiro delle truppe dalla Germania: queste alcune delle mosse annunciate da Joe Biden al Dipartimento di Stato. In occasione della prima visita ad un ministero, insieme a Kamala Harris, e del suo primo discorso sulla politica estera da quando si è insediato, il Presidente rinnova l’adesione dell’America al multilateralismo, ma sottolinea anche il distacco dalla politica estera del suo predecessore
"La diplomazia e l'America sono tornate", parola di Joe Biden e Kamala Harris che, per la prima visita ad un ministero, scelgono il Dipartimento di Stato. Una visita molto significativa, che sottolinea il chiaro obiettivo di questa amministrazione: rimettere al centro dell'azione di governo la diplomazia e i diplomatici, spesso evitati, derisi o guardati con sospetto da Donald Trump che definiva il ministero "the Deep State Department". Biden, invece, ha voluto ringraziare il corpo diplomatico e ridare loro fiducia, usando l'occasione per delineare la sua visione generale del ruolo internazionale dell'America, che deve ricucire alleanze e ricostruire la sua reputazione "per guidare il mondo con la forza del suo esempio".
Gli autoritarismi in Cina e Russia, la guerra in Yemen
"È arrivato il momento di fronteggiare gli autoritarismi di Cina e Russia", ha esordito, mettendo nel mirino Vladimir Putin: "sono finiti i tempi in cui subivamo le azioni ostili di Mosca, a differenza del mio predecessore ora non esiteremo ad alzare il prezzo", ha ammonito, chiedendo poi la liberazione immediata e senza condizioni di Alexey Navalny. Nonostante il rinnovo per altri cinque anni del New Start, l'ultimo trattato con la Russia per il controllo degli arsenali nucleari, si pensa ad alcune sanzioni: non solo per l'oppositore russo ma anche per le interferenze nelle elezioni, i cyber attacchi e le presunte taglie sull'uccisione di soldati americani in Afghanistan (Biden: lavoreremo con Cina se nei nostri interessi - il video).
Nel discorso, il Presidente parla anche della fine del sostegno americano alla guerra saudita in Yemen, che ha causato una delle peggiori crisi umanitarie del mondo, con la morte di migliaia di civili. "Questa guerra deve finire", ha detto Biden, annunciando anche la nomina di un nuovo inviato Usa per lo Yemen, Timothy Lenderking. Una decisione che rimette in discussione i rapporti con Riad.
Sanzioni alla Birmania e aumento dei rifugiati in Usa
Il presidente ha anche cambiato la decisione di Trump di spostare parte dei soldati Usa in Germania, annunciando anche una rivalutazione del Pentagono della presenza delle truppe americane in tutto il mondo. Infine la minaccia di sanzioni alla Birmania dopo il colpo di stato e l'aumento del numero di rifugiati in Usa sino a 125 mila, contro i 15 mila di quest'anno, dopo le drastiche riduzioni di Donald Trump (Biden: aumenteremo ammissione rifugiati - il video).
Biden, in questo suo discorso, non ha soltanto annunciato il ritorno della diplomazia americana: ha soprattutto creato uno spartiacque tra la sua visione di politica estera e quella del suo predecessore, diametralmente opposta.