La corrida non entra nel Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco

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La richiesta inviata dall'Asociación Internacional de la Tauromaquia (AIT) è stata respinta dall'organizzazione in quanto priva dell'avvallo di uno Stato, oltre che di un dossier argomentato a sostegno. Si tratta quindi di una decisione motivata da ragioni formali e non di una vera candidatura respinta

L’Unesco ha respinto la richiesta dell’Asociación Internacional de la Tauromaquia (AIT) di inserire la Corrida nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Non si può però parlare tecnicamente di una candidatura respinta su un tema che è risultato fortemente divisivo anche per la decisa opposizione degli animalisti. La scelta è infatti legata a una questione formale e burocratica.

Una domanda priva dell'avvallo dello Stato

L'AIT aveva inviato la sua richiesta all'Unesco quest'estate chiedendo un intervento anche in virtù di una presunta "situazione di emergenza" della corrida in Spagna, in difficoltà pure per le conseguenze della pandemia da Coronavirus. Questa procedura d'urgenza è un percorso che può essere seguito eccezionalmente, solo nei casi in cui la tradizione sia in pericolo di scomparsa. Ma, al di là di questo, il vero problema era legato al fatto che la la proposta - arrivata attraverso una semplice lettera indirizzata al direttore generale dell'Unesco e priva di un dossier motivato di argomenti a sostegno – proviene da un ente privato, senza l’avvallo o la richiesta diretta di alcuno Stato, come ha precisato l’organizzazione stessa suo profilo Twitter: "Nessuna candidatura è giunta da nessuno Stato - è stato sottolineato in un post della pagina spagnola ufficiale dell'Unesco - non c'è stata quindi nessuna candidatura né di conseguenza alcuna decisione al riguardo".

La lotta degli animalisti

La richiesta dell'AIT era stata osteggiata da alcune associazioni riunite nella piattaforma "La Tortura No Es Cultura" (Ltnec) e poi da una campagna social che ha coinvolto centinaia di organizzazioni contrarie alla corrida con l’hashtag #NoTauromaquiaEnUnesco, diffuso non solo in Spagna ma anche in Portogallo e in alcuni Paesi sudamericani.

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