Nell'Aula 600 del tribunale della città tedesca, dal 20 novembre 1945 al primo ottobre 1946 alcuni dei principali responsabili della ferocia nazista furono messi alla sbarra dai vincitori della Seconda guerra mondiale. Fu uno dei passaggi cruciali della storia del Novecento, che mise il mondo intero di fronte agli orrori dell'Olocausto e cambiò per sempre l'idea che l'Occidente ha di sé
Nell'Aula 600 del tribunale di Norimberga, dal 20 novembre 1945 al primo ottobre 1946, alcuni dei principali responsabili del Terzo Reich furono sottoposti a giudizio dai vincitori della Seconda guerra mondiale: processi multipli che non solo permisero una prima e fondamentale elaborazione giuridica degli orrori compiuti dal nazismo hitleriano a partire dal 1933, ma che misero per la prima volta il mondo di fronte ai volti e alle storie di alcuni dei protagonisti più feroci del Terzo Reich.
I principali imputati e i grandi assenti
Non solo il comandante della Luftwaffe Goering oppure il vice di Hitler, Rudolf Hess, ma buona parte della prima fila del potere nazista, ossia figure del calibro di Joachim von Ribbentrop, Albert Speer, Wilhelm Keitel, Alfred Jodl e Julius Streicher furono giudicati e condannati dal tribunale militare internazionale a morte oppure a pene decennali. Tre degli imputati vennero assolti, tra questi l'ex cancelliere della Repubblica di Weimar, Franz von Papen. Seguirono ben dodici processi annessi. "I misfatti che cerchiamo di giudicare e punire erano così sofisticati, così malvagi e di tale effetto devastante che la civiltà umana non può tollerare che vengano ignorati", scandì alla prima udienza di quel 20 novembre di 75 anni fa nella sua requisitoria il procuratore capo americano Robert H. Jackson. Furono ascoltati oltre 240 testimoni, il protocollo delle udienze superava le 16mila pagine, agli atti c'erano altre decine di migliaia di testimonianze. Nonostante i milioni di morti, le camere a gas dei campi di concentramento, le vittime della Gestapo e le devastazioni apocalittiche della guerra, Goering, Hess, von Ribbentrop si dichiararono "non colpevoli". Ma, com’è noto, non tutti i principali responsabili furono processati: Hitler, Goebbels e Himmler morirono suicidi all'arrivo dell'Armata Rossa, Adolf Eichmann e Josef Mengele riuscirono a fuggire in America Latina. Martin Bormann rimase introvabile, mentre Goering si uccise ingoiando nella sua cella una capsula di cianuro poco prima dell'ora della sua esecuzione.
L’eco mediatica
Oggi gli storici concordano sul fatto che Norimberga sia stato uno dei passaggi cruciali non solo nella storia del Novecento, ma anche nella formazione dell'idea che l'Occidente ha di sé in termini di giustizia internazionale, determinazione dei popoli e prevalenza dei principi del diritto sull'autocrazia, tanto che i processi sono considerati il modello per il Tribunale internazionale dell'Aja. Un passaggio della storia a cui anche Hollywood non ha mancato di pagare il suo tributo, con il kolossal "Vincitori e vinti", diretto nel 1961 da Stanley Kramer, con un cast composto da Spencer Tracy e altre star del firmamento hollywoodiano come Marlene Dietrich, Burt Lancaster, Montgomery Clift, Judy Garland. In realtà fu sin dalle sue prime battute che l'aspetto mediatico del processo apparve cruciale: tutto il mondo doveva assistere a una manifestazione di giustizia che rappresentava, in un certo senso, la scoperta di una terra inesplorata. I cinegiornali diffondevano massicciamente le immagini dall'Aula, si moltiplicavano le testimonianze raccapriccianti dai campi di concentramento, così come profondissima impressione lasciarono le prime immagini filmate realizzate dagli Alleati durante le liberazioni dei lager. E non è certo un caso se a raccontare il processo si fossero affollati nel tribunale scrittori come Ernest Hemingway e John Steinbeck, ma anche Erika Mann (la figlia del grande Thomas), Alfred Doeblin e il futuro cancelliere tedesco Willy Brandt, che scriveva i suoi dispacci per conto di alcuni giornali scandinavi.
Il ruolo discusso delle potenze vittoriose
Il fatto che le potenze vittoriose della guerra giudicassero i vincitori non solo venne ovviamente impugnato dalla difesa degli imputati, ma fu oggetto di un aspro dibattito nelle opinioni pubbliche occidentali. La critica più diffusa era quella che gli orrori del nazismo sembrassero confinarsi alla responsabilità di pochi individui ai diretti ordini del Fuhrer, mentre non veniva pienamente messa a fuoco – come sottolineato dal giurista Raphael Lemkin, colui che coniò il concetto di genocidio - il complesso e angoscioso fenomeno dell'adesione di massa dei tedeschi agli abissi hitleriani. Di contro, la difesa rimase abbarbicata alla teoria - non destinata a gran successo - che anche gli Alleati avevano compiuto crimini di guerra e che l'assumersi le prerogative di soggetto giudicante non avesse una reale legittimità. Furono gli Stati Uniti a imporre un procedimento giuridico internazionale di ampio respiro, mettendo insieme una Corte fondata dai rappresentanti delle quattro potenze vincitrici, imponendosi su chi, tra gli Alleati, si era detto favorevole a processi brevi e rapide esecuzioni. In effetti la decisione di sottoporre a processo i responsabili degli orrori del Terzo Reich era stata presa prima ancora della fine del conflitto, alla terza conferenza tripartita di Mosca che si svolse dal 18 ottobre all'11 novembre del 1943 nella capitale sovietica.
La scelta della città di Norimberga
Perché Norimberga? Da una parte la decisione fu presa per motivi pratici: intanto, la città bavarese era meno devastata dai bombardamenti alleati rispetto alle macerie in cui era ridotta la maggior parte delle altre città tedesche, con diversi palazzi di giustizia ancora in piedi. Ma vi era anche un aspetto simbolico importante: Norimberga aveva avuto un ruolo cruciale nella propaganda del Terzo Reich, e fu qui che furono annunciate le leggi razziali nel 1935. I giudici erano stati scelti tra autorevoli giuristi americani, britannici, francesi e sovietici, e anche l'accusa era composta da rappresentanti di ciascuna potenza vincitrice. Tra i testimoni non solo sopravvissuti dell'orrore nazista, ma anche alcuni dei principali responsabili dell'Olocausto, tra cui il comandante di Auschwitz, Rudolf Hoess. Furono 218 le udienze, che terminarono il primo ottobre 1946. Dieci condanne a morte vennero eseguite appena quindici giorni dopo. I cadaveri furono poi cremati nei forni del lager di Dachau e le loro ceneri gettati in un piccolo corso d'acqua, il Wenzbach. La Storia aveva iniziato a voltare pagina: ma certo non aveva finito di fare i conti con le ferite lasciate dal cuore oscuro dell'Europa.