L'esercito azero ha prima bombardato le postazioni delle forze indipendentiste armene, che avevano attaccato durante la notte, e poi ha lanciato una controffensiva. Secondo Baku ci sarebbero 16 morti tra le truppe separatiste. I separatisti armeni hanno dichiarato la legge marziale e la "mobilitazione generale”. Mosca chiede tregua immediata. L'Ue: "Si fermino subito le armi"
Altissima tensione nel Caucaso fra Armenia e Azerbaigian, dove le forze azere hanno ucciso 16 uomini delle truppe separatiste armene nel Nagorno Karabakh, secondo fonti di Baku. Si combatte nella regione autonoma del Nagorno Karabakh, dove l'esercito azero ha prima bombardato le postazioni delle forze indipendentiste armene, che avevano attaccato durante la notte, e poi ha lanciato una controffensiva. Gli indipendentisti armeni affermano di aver inflitto "perdite" al nemico e il ministero della difesa armeno da Erevan fa sapere che due elicotteri militari azeri sono stati abbattuti. I separatisti armeni hanno dichiarato la legge marziale e la "mobilitazione generale" dopo che le forze armate dell'Azerbaigian hanno lanciato la loro controffensiva. Anche l'Armenia ha dichiarato la legge marziale. "Il governo ha deciso di dichiarare la legge marziale e la mobilitazione generale", ha scritto su Facebook il premier armeno, Nikol Pashinyan. Nel frattempo, sia il governo di Baku che i ribelli separatisti rendono noto che i combattimenti in corso dall'alba di questa mattina stanno provocando "molte vittime" nella popolazione civile.
L’inizio dell’offensiva
All'alba le forze azere hanno iniziato un'offensiva nella regione autonoma contesa del Nagorno Karabakh per "neutralizzare le forze belliche dell'Armenia e salvaguardare la sicurezza della popolazione civile", secondo quanto comunicato dal governo di Baku. Il governo di Erevan ha fatto sapere: "Stiamo tutti uniti dietro al nostro stato e il nostro esercito (...) e vinceremo. Lunga vita al glorioso esercito armeno", ha postato su Facebook il premier armeno, dopo la notizia dell'abbattimento da parte dei ribelli filo-armeni di due elicotteri azeri. Sarebbero 16 le vittime tra i separatisti, secondo quanto riportano fonti della capitale azera.
Mosca chiede tregua immediata. Ue: "Si fermino subito le armi"
La Russia, intanto, ha fatto appello ad Armenia e Azerbaigian per un "cessate-il-fuoco immediato". "Facciamo appello alle parti perché facciano cessare immediatamente il fuoco e intavolino negoziati per stabilizzare la situazione", si legge in una nota del ministero degli Esteri di Mosca. Nel comunicato si legge che "bombardamenti intensi sono in corso lungo la linea di contatto" fra le due ex repubbliche sovietiche. "Le notizie sulle ostilità dalla zona di conflitto del Nagorno-Karabakh destano grave preoccupazione. L'azione militare deve cessare, con urgenza, per evitare un'ulteriore escalation", è quanto scrive, invece, su Twitter il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. "Un ritorno immediato ai negoziati, senza precondizioni, è l'unica via da seguire", aggiunge.
Guterres: "Estremamente preoccupato"
Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, si è detto "estremamente preoccupato per la ripresa delle ostilità" tra Armenia e Azerbaigian e ha lanciato un appello affinché "cessino immediatamente i combattimenti" in Nagorno-Karabakh, regione autonoma caucasica, a maggioranza armena, da decenni contesa tra Erevan e Baku. Scontri sono ripresi oggi e hanno provocato almeno una ventina di morti e oltre un centinaio di feriti. "Il segretario generale esorta con forza tutte le parti a cessare immediatamente i combattimenti, ridurre le tensioni e tornare a negoziati senza indugio", ha sottolineato il portavoce del capo del Palazzo di Vetro.
Le tensioni tra i due Paesi
Si tratta della peggior crisi armeno-azera degli ultimi anni. Le due ex repubbliche sovietiche caucasiche hanno combattuto una sanguinosa guerra per procura negli anni Novanta, che ha lasciato in terra circa 30.000 morti, dopo che i separatisti armeni hanno preso il controllo della regione azera del Nagorno Karabakh nel 1991, poco dopo il crollo dell'Unione sovietica. Dal 1994 è in vigore un accordo di cessate il fuoco fra i due Paesi, che però non sono mai arrivati a una pace, malgrado la mediazione di Stati Uniti, Francia e Russia attraverso il cosiddetto Gruppo di Minsk. Nel 2016, gravi scontri sono quasi degenerati in una guerra nella regione, e nel luglio 2020 ci sono stati combattimenti tra armeni e azeri al confine settentrionale. Il presidente dell'Azerbaigian, Ilham Aliev, ha minacciato l'Armenia di rappresaglie per il suo "comportamento aggressivo”, riferendosi agli scontri di luglio, e ha accusato Erevan di aver deliberatamente causato il fallimento dei negoziati di pace. Il ministero ha anche avvertito che l'Armenia sta preparando "decine di migliaia di uomini con un unico obiettivo, attaccare l'Azerbaigian".
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