Il Vaticano si pronuncia sulla decisione del governo turco di far tornare moschea Santa Sofia, a Istanbul, in Turchia. Per un millennio è stata la principale basilica della cristianità ortodossa
Si tratta della prima presa di posizione ufficiale da parte del Vaticano e della Chiesa cattolica dopo l'annuncio che Santa Sofia (FOTOGALLERY), per un millennio la principale basilica della cristianità ortodossa e per cinque secoli moschea dopo la presa turca di Costantinopoli, sarebbe stata riportata al culto musulmano rovesciando la decisione presa da Ataturk che nel 1934 l'aveva trasformata in un museo.
Il Pontefice, per prendere posizione sulla questione, ha atteso la fine della recita dell'Angelus domenicale, cogliendo l'occasione della giornata internazionale del mare. "In questa seconda domenica di luglio ricorre la Giornata Internazionale del Mare", ha detto, "rivolgo un affettuoso saluto a tutti coloro che lavorano sul mare. Poi ha aggiunto: "l'idea del mare mi porta un po' lontano. Il pensiero va a Istanbul, penso a Santa Sofia. Sono molto addolorato".
La posizione degli altri cristiani
Prima di lui si era espresso il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, protagonista di un intenso rapporto con Papa Francesco nell'ambito del dialogo ecumenico. Nei giorni scorsi, sottolineava l'Osservatore Romano, il patriarca aveva denunciato che la restituzione di Santa Sofia al culto islamico avrebbe spinto "milioni di cristiani in tutto il mondo contro l'islam". Ugualmente, ricordava l'Osservatore Romano, la Chiesa ortodossa russa attraverso il Patriarca Kirill aveva lanciato un accorato appello contro il progetto, ed ora accoglie con "grande pena e dolore" la decisione. Il metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del
Patriarcato di Mosca, l'ha definita "un duro colpo per l'ortodossia mondiale".
Le reazioni internazionali
Il governo greco ha descritto invece la scelta come "provocazione al mondo civile". "Ogni critica è un attacco alla nostra indipendenza" è la risposta di Recep Tayyip Erdogan. Da ultimo l'opinione dell'Unesco: "Un Paese - afferma l'agenzia Onu - deve assicurarsi che nessuna modifica mini lo straordinario valore universale di un sito sul suo territorio che si trova nella lista. Ogni modifica deve essere notificata dal Paese all'Unesco e verificata dal World Heritage Commitee"