Dopo circa due mesi di stop forzato a causa dell'epidemia di coronavirus, gli abitanti sono scesi nuovamente in piazza per manifestare contro il governo locale. I contestatori hanno iniziato a giugno a chiedere pubblicamente più democrazia e l'indipendenza dalla Cina, questioni che il governo filo-cinese non è disposto a trattare.
Nella giornata di domenica 10 maggio, i manifestanti sono tornati ad affollare le strade della città autonoma, la diffusione del virus è rallentata e questa situazione ha permesso a diverse centinaia di persone di radunarsi in almeno otto centri commerciali della città. Gli attivisti, mascherati, hanno provocato la polizia, presentatasi in tenuta antisommossa, prima di disperdersi tra le strade della città.
Gli arresti
La polizia ha effettuato almeno tre arresti e comminato multe da 260 dollari per aver violato le misure di contenimento anti-Covid-19, che vietano il raduno pubblico di più di otto persone. In serata la protesta si è spostata nel distretto dello shopping di Mong Kok, dove alcuni dimostranti hanno cercato di dare fuoco a cassonetti della spazzatura. La polizia ha usato manganelli e spray al pepe. Diversi gli arresti, incluso quello di un funzionario eletto democratico. Secondo il New York Times, che ha ripreso la notizia dal quotidiano Apple Daily e dal South China Morning Post, sono state arrestate più di 200 persone. Entrambe le testate orientali, però, non avrebbero specificato il nome della fonte.
Più democrazia e meno controllo da Pechino
Le proteste erano iniziate a giugno, scatenate da un disegno legge - ormai abbandonato - che prevedeva l'estradizione dei sospetti criminali nella Cina continentale per affrontare il processo. Il sistema giudiziario cinese è infatti diverso da quello di Hong Kong e non garantisce gli stessi diritti agli accusati. Le manifestazioni erano però molto diminuite a partire dal novembre 2019, quando vinsero alle elezioni locali dei partiti a favore della democrazia, sostenuti proprio dai movimenti di protesta. I consiglieri eletti nel distretto di Hong Kong, pur avendo poco potere, avevano annunciato che avrebbero lavorato per portare le istanze delle proteste nelle istituzioni.
approfondimento
Perché protestano a Hong Kong
La protesta non si ferma
Diminuite ma non sparite, perché il 26 aprile scorso, proprio in piena epidemia, un centinaio di persone si erano radunate per manifestare pacificamente nel centro commerciale di City plaza. Chiedevano la scarcerazione degli attivisti arrestati nei mesi precedenti e urlavano slogan contro la Cina. La manifestazione era stata fermata dall’intervento della polizia, che aveva disperso i manifestanti senza troppi problemi, forti anche del fatto che da marzo il governo aveva imposto il divieto di assembramenti di più di quattro persone in pubblico.
Il governo ha gestito bene l'emergenza sanitaria
Nel frattempo, però, la posizione del Capo dell'esecutivo di Hong Kong, Carrie Lam, molto vicina al governo centrale cinese, si è rafforzata anche grazie al successo ottenuto nell’affrontare la pandemia da coronavirus. La scorsa settimana, Lam aveva annunciato la rimozione graduale delle misure di contenimento adottate per limitare la diffusione del coronavirus. Al momento sono possibili assembramenti fino a otto persone in spazi aperti e sono stati riaperti palestre, bar e centri di bellezza, anche se con contingentamento di ingressi. Le scuole invece riapriranno gradualmente a partire dal 27 maggio.