Il pm Colaiocco, davanti alla commissione d'inchiesta, spiega che "gli apparati si sono serviti delle persone vicine a Giulio al Cairo" e le torture sul ricercatore "sono avvenute a più riprese, tra il 25 gennaio e il 31". I genitori: grazie per il lavoro instancabile
Giulio Regeni è stato torturato per giorni, ucciso con calci e pugni, colpi di bastone e mazze. E' morto presumibilmente il primo febbraio, per la rottura dell'osso del collo. E' finito nella rete degli apparati egiziani, con la complicità di chi lo conosceva e sul caso del suo omicidio ci sono stati almeno quattro depistaggi (LE TAPPE DEL CASO). A dirlo sono il sostituto procuratore di Roma, Sergio Colaiocco, e il procuratore facente funzioni, Michele Prestipino, nel corso dell'audizione in commissione parlamentare di inchiesta sull'omicidio del ricercatore. A distanza di quattro anni dall'omicidio di Giulio Regeni continuano ad emergere piccoli dettagli sulla sua morte, ma non è ancora chiaro chi siano i responsabili (DI MAIO ALL'EGITTO: STALLO NON TOLLERABILE).
"Ragnatela apparati egiziani"
"La ragnatela si è stretta sempre di più e Giulio è finito al centro", ha riferito Colaiocco. Il pm ha spiegato che si è trattato di “una ragnatela in cui gli apparati si sono serviti delle persone più vicine a Giulio al Cairo tra cui il suo coinquilino avvocato, il sindacalista degli ambulanti e Noura Whaby, la sua amica che lo aiutava nelle traduzioni”. Secondo quanto accertato, infatti, Noura passava le informazioni sull'attività e gli spostamenti di Giulio ad un operatore turistico che a sua volta riferiva alla National Security".
"Almeno quattro depistaggi"
Sui depistaggi, ha spiegato Colaiocco, subito dopo la sua morte "sono stati fabbricati dei falsi per depistare le indagini. In primis l'autopsia svolta al Cairo che fa ritenere il decesso legato a traumi compatibili con un incidente stradale. Altro depistaggio è stato quello di collegare la morte di Giulio ad un movente sessuale: Regeni viene fatto ritrovare nudo". Il pm ha poi aggiunto altri due tentativi di sviare le indagini. "Il primo" quando nel marzo 2016 "un ingegnere parla alla tv egiziana raccontando di avere visto Regeni litigare con una persona straniera non lontano dal consolato italiano. Il racconto è falso e ciò è dimostrato dal traffico telefonico dell'ingegnere che lo colloca a chilometri di distanza dal nostro consolato sia dal fatto che Giulio a quell'ora stava guardando un film a casa". Successivamente "il soggetto che ha messo in atto il tentativo di depistaggio ha ammesso di avere ricevuto quelle istruzioni da un ufficiale della Sicurezza nazionale". Il quarto tentativo di depistaggio - ha concluso il pm Colaiocco - "è legato all'uccisione di cinque soggetti appartenenti ad una banda criminale morti nel corso di uno scontro a fuoco. Per gli inquirenti egiziani erano stati loro gli autori dell'omicidio".
"Tortura avvenuta in più fasi"
Sulle torture inflitte a Regeni il pm Colaiocco ha spiegato che "l'esame autoptico svolto in Italia ha dimostrato che le torture sono avvenute a più riprese, tra il 25 gennaio e il 31 gennaio. L'esame della salma - ha continuato il procuratore - depone per una violenta azione su varie parti del corpo. I medici legali hanno riscontrato varie fratture e ferite compatibili con colpi sferrati con calci, pugni, bastoni e mazze. Giulio è morto, presumibilmente il 1 febbraio, per la rottura dell'osso del collo".
"Avanti con determinazione
"La Procura continuerà con determinazione a compiere tutte le attività per continuare ad acquisire elementi di prova per accertare quanto accaduto", promette Il procuratore facente funzioni di Roma, Michele Prestipino. Nella vicenda, conclude, "è stata grande l'azione portata avanti dalla famiglia che ha costantemente esercitato un'attività finalizzata alla ricerca della verità". "Non faremo sconti a nessuno e andremo fino in fondo - aggiunge poi Erasmo Palazzotto, presidente della commissione d'inchiesta parlamentare - Abbiamo appena cominciato, ci sono davanti a noi 12 mesi molto difficili. Utilizzeremo tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione".
I genitori di Regeni: grazie procura per lotta a depistaggi
E al termine dell'ennesima giornata difficile, ancora una volta i genitori di Giulio, con il garbo che li ha sempre contraddistinti, parlano per ringraziare la Procura. "In questi anni abbiamo dovuto lottare contro violenze, depistaggi, omertà, prese in giro e tradimenti. Siamo grati ai nostri procuratori e alle squadre investigative per il lavoro instancabile svolto in questi quattro anni in sinergia con noi e la nostra legale - dicono Claudio e Paola Regeni - . Se oggi abbiamo i nomi di alcuni dei responsabili del sequestro, delle torture e dell'uccisione di Giulio e se alcuni di quei nomi sono iscritti nel registro degli indagati lo dobbiamo a loro".