A raccontare la storia di Rhea Bullos è stato il suo allenatore: “Vincere tre medaglie in una gara in quelle condizioni è difficile, ma lei ce l’ha fatta”, ha detto. La squadra aveva a disposizione solo due paia di scarpe da corsa per una dozzina di atleti
Ha vinto tre medaglie d’oro ai campionati studenteschi di atletica nonostante ai piedi non indossasse delle scarpe da corsa, ma li avesse avvolti in nastro e gesso. Calzature improvvisate, ma decorate con l’iconico “baffo” della Nike, il logo del marchio. È la storia di Rhea Bullos, studentessa filippina di 11 anni che, la scorsa settimana, ha trionfato a una gara locale di corsa nella provincia di Iloilo, nelle Filippine. Come riporta il New York Times, la ragazzina si è costruita da sola le “calzature” con cui gareggiare perché la squadra aveva a disposizione solo due paia di scarpe da corsa, non abbastanza per la dozzina di atleti del team.
L’allenatore: “Era difficile ma ce l’ha fatta”
Il suo allenatore, Predirick Valenzuela, contattato telefonicamente dal New York Times, ha spiegato che la 11enne ha già dimostrato di avere talento nonostante abbia cominciato ad allenarsi solo un mese fa. “Vincere tre medaglie in quelle condizioni è difficile, ma lei ce l’ha fatta”, ha detto Valenzuela, aggiungendo che un paio di scarpe da corsa vere potrebbero fare la differenza per lei in futuro. "Il sogno di ogni atleta è di indossare scarpe da corsa - ha proseguito -. Non per forza Nike, ma qualunque calzatura decente per essere in grado di gareggiare".
Solidarietà e scetticismo
Sotto al post su Facebook con cui l'allenatore ha mostrato la vittoria di Rhea Bullos e le sue scarpe di nastro e gesso, si sono accumulate decine di commenti di utenti disposti a regalare un paio di calzature vere alla giovane atleta. Ma insieme alla solidarietà, qualcuno ha fatto notare anche che, come riporterebbero alcuni media locali, quella di gareggiare scalzi, solo con un nastro per proteggersi dalle vesciche, sarebbe una scelta intenzionale dei corridori, per essere più performanti e perché il materiale di cui è fatta la pista lo consentirebbe.