Si è spento a Salisburgo. Arrestato nel '39, è stato ad Auschwitz, Neuengamme, Dachau e Buchenwald. Nel dopoguerra ha accompagnato dall'Austria verso l'Italia 100mila ebrei diretti in Palestina. Anche ultracentenario, non ha smesso di raccontare la sua vita nelle scuole
Marko Feingold è morto il 20 settembre 2019 a Salisburgo, in Austria. Aveva 106 anni. L’uomo era sopravvissuto a quattro campi di concentramento e nell'immediato dopoguerra aveva accompagnato dall'Austria verso l'Italia 100mila ebrei diretti in Palestina. Fino agli ultimi anni della sua vita, era andato nelle scuole per raccontare la sua testimonianza e parlare della follia nazifascista. Feingold, presidente della comunità ebraica di Salisburgo, era il più anziano superstite della Shoah in Austria e forse anche in Europa.
Chi era Marko Feingold
Feingold è nato il 28 maggio 1913 a Bansk Bystrica - all'epoca Ungheria, oggi Slovacchia - ed è cresciuto a Vienna. Tra le due guerre ha fatto il commesso viaggiatore in Italia, dove ha imparato a parlare la nostra lingua. Nel 1939, mentre si trovava a Praga, è stato arrestato e deportato ad Auschwitz (LA STORIA). Poi è passato anche per i campi di concentramento di Neuengamme, Dachau e Buchenwald. In quegli anni, nei lager, ha perso il fratello. Quando sono arrivati gli alleati, Feingold aveva 32 anni e pesava 40 chili.
Gli ebrei aiutati
Nel dopoguerra, con uno stratagemma, ha accompagnato in Italia 100mila ebrei diretti in Palestina. “Mi presentavo al Brennero con 200-300 ebrei, dicendo che erano italiani deportati e mi facevano passare”, ha ricordato in passato. Quando nel 1947 l'Austria ha chiuso il Brennero per gli ebrei, Feingold ha individuato un sentiero di alta montagna al passo dei Tauri. Migliaia di ebrei, così, in quell’estate hanno raggiunto a piedi, di notte, l'Alto Adige per poi imbarcarsi verso la Palestina. Dopo la fondazione dello Stato d'Israele, l'Austria ha riaperto i confini e Feingold si è trasferito a Salisburgo, dove ha aperto un negozio di abbigliamento “Wiener Mode”.
La sua testimonianza, con humor
Nel maggio scorso, poco prima del suo 106esimo compleanno, Marko Feingold ha raccontato sui quattro campi di concentramento: “Mi volevano spedire nell'aldilà, da campo a campo. Invece sono sopravvissuto a gran parte dei responsabili di allora”. In quel periodo è uscito il libro intervista “Unfassbare Wunder” (Miracoli inimmaginabili) della giornalista viennese Alexandra Fderl-Schmid e del fotografo Konrad Rufus Mller. Tante volte Feingold ha parlato della sua esperienza, senza mai perdere il suo humor. Come quando ha raccontato che, dopo la liberazione dai campi di concentramento, gli è stato riconsegnato l'abito che portava anni prima, al momento dell'arresto. “Era enorme per me, ma in perfette condizioni. Questi sono i vantaggi di un'amministrazione efficiente”, ha ironizzato. O come quando, all'arcivescovo di Salisburgo che voleva conoscere il suo segreto di longevità, ha detto: “Faccia come me e si sposi una donna giovane". Hanna Feingold, infatti, ha 35 anni meno di lui. Anche da ultracentenario, Feingold non ha smesso di andare in giro a parlare della follia nazifascista. “Il mio compito – ha detto ancora pochi mesi prima di morire – è sempre stato quello di portare testimonianza ai giovani, di metterli in guardia dai pericoli e di stimolarli ad analizzare sempre con attenzione le azioni della politica”.