Il premier chiede alla Camera dei Comuni di lasciare la parola "al popolo" e spinge per la data del 15 ottobre se oggi verrà approvata la legge anti-no deal per un rinvio dell'uscita dall'Ue: "Porteremola Gran Bretagna fuori dall'Ue il 31 ottobre"
Il premier britannico Boris Johnson ha chiesto alla Camera dei Comuni di lasciare la parola "al popolo" sulla Brexit, con elezioni da tenersi secondo la sua proposta il 15 ottobre, se i deputati oggi approveranno la legge anti-no deal per un rinvio dell'uscita dall'Ue. La legge è stata bollata dal leader Tory come un simbolo della volontà "di resa" del leader laburista Jeremy Corbyn. Johnson, durante il Question Time a Westminster ha chiesto polemicamente a Corbyn se per caso non sia "terrorizzato" dalle urne. Le opposizioni, Labour in testa, pretendono però l'ok al rinvio della Brexit oltre il 31 ottobre prima di dire sì allo scioglimento della Camera. Ma Johnson tira dritto: il Regno Unito deve "uscire dall'Ue il 31 ottobre" ed è quello che "questo governo intende" garantire, ha detto. Intanto sono stati espulsi dal partito conservatore 21 ribelli che hanno votato contro la linea del governo Johnson e sono stati decisivi alla Camera dei Comuni schierandosi a favore della messa in calendario per oggi della proposta di legge trasversale per un nuovo rinvio della Brexit. Un passaggio che eviterebbe l'uscita dall'Ue senza accordo. Nel frattempo, un giudice della corte suprema scozzese ha ritenuto legale la sospensione del Parlamento britannico, annunciata nei giorni scorsi dal governo Tory di Boris Johnson per 5 settimane a partire dalla settimana prossima. E l'Ue fa sapere che per la Brexit Londra non ha ancora presentato proposte concrete.
Chi sono i Tories espulsi
Fra i nomi dei Tories espulsi, spiccano quelli dell'ex ministro e veterano Ken Clarke (79 anni, Father of the House per il suo record attuale di anzianità parlamentare), di altri ex ministri di primissimo piano dei governi di David Cameron e di Theresa May come Philip Hammond, Dominic Grieve o Justine Greening e anche di Nicholas Soames, 71enne nipote di Winston Churchill. Fuori dovrebbe finire pure Rory Stewart, effimero astro nascente dei Tories più eurofili e già titolare del dicastero della Cooperazione Internazionale nel governo May, candidatosi nei mesi scorsi senza successo contro lo stesso Boris Johnson nella corsa per la leadership del partito.
La sospensione del Parlamento
Il 28 agosto, il governo Johnson aveva chiesto e ottenuto uno stop di 5 settimane al Parlamento britannico a partire dalla prossima settimana e fino al 14 ottobre. Un'azione che sarebbe stata intrapresa per arrivare all’uscita dall’Ue senza accordo il 31 ottobre, scadenza fissata per la Brexit. Una sospensione ritenuta legale dal giudice scozzese che ha respinto nel merito il primo di tre ricorsi presentati da sostenitori del fronte anti-Johnson e anti-Brexit presso altrettante corti del Regno.
L'Ue: "Nessuna proposta concreta da Londra"
Brexit che resta in alto mare anche secondo Bruxelles. Anche se ci sono "svolte e colpi di scena negli sviluppi politici a Londra, la posizione dell'Ue resta ferma: vogliamo lavorare in modo costruttivo" e siamo aperti ad analizzare "le proposte concrete che il premier Boris Johnson vorrà presentare" purché "siano in linea con l'Accordo di divorzio". Lo ha detto la portavoce della Commissione europea Mina Andreeva. La portavoce ha spiegato che per il momento Londra non ha presentato proposte concrete, e che "l'incontro a livello tecnico con lo sherpa britannico David Frost" è appena iniziato. La Commissione Ue - ha aggiunto - ha presentato proposte legislative "per aiuti finanziari cuscinetto agli Stati membri per far fronte" alle ripercussioni di un'eventuale Brexit senza accordo, tenendo conto del budget europeo, attraverso il Fondo per la globalizzazione ed il Fondo di solidarietà. Era un'ipotesi già valutata ad aprile "ed ora, per essere completamente pronti, abbiamo fatto le proposte legislative necessarie. Meglio mettersi al sicuro che dispiacersi".