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Hong Kong, slitta l'esame della legge su estradizioni in Cina. Ancora proteste in piazza

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L’esame del provvedimento non è ancora in agenda. Il dibattito stenta a partire anche per la crescente pressione internazionale a favore dell'abbandono del progetto. Nuove manifestazioni in città. La polizia: 11 arresti e 22 agenti feriti

A Hong Kong slitta ancora, per il secondo giorno consecutivo, l'esame della legge sulle estradizioni in Cina. E non è ancora stata fissata una data per l'inizio del contestato iter che consentirebbe l'estradizione di latitanti anche nei Paesi con cui non è in vigore un trattato in questo campo, tra cui la Cina. L'assemblea legislativa, infatti, non ha ancora "definito il programma del dibattito". A influire sull'ulteriore slittamento dei lavoro del Parlamento la crescente pressione internazionale e la protesta in piazza che assedia i palazzi del governo. I manifestanti sono tornati a protestare anche oggi e, dopo i 72 arresti effettuati nella giornata di ieri, la polizia ha fermato altre 11 persone. Sarebbero almeno 22 invece gli agenti rimasti feriti negli scontri.

No all'estradizione in Cina

La legge di estradizione viene considerata dalla maggior parte degli abitanti di Hong Kong come un attentato al principio "un paese due sistemi", che serve a garantire il rispetto delle libertà democratiche nell'ex colonia britannica dopo il ritorno  sotto la sovranità cinese.  La proposta di legge ha riacceso le proteste per la democrazia del 2003 e del Movimento degli ombrelli nel 2014. Non c'è soltanto il timore che l'estradizione colpisca gli attivisti per la democrazia, ma anche che venga messa a rischio la libertà economica. Oltre mille imprese hanno annunciato una serrata di protesta, mentre la confederazione sindacale di Hong Kong ha invitato i lavoratori a mettersi in malattia. Insegnanti e dipendenti dei servizi sociali si sono messi in sciopero e gli autobus marciano a rilento per bloccare il traffico.

La condanna della Cina

Pechino, intanto, respinge con forza le accuse e descrive le proteste di massa come "rivolte". Ribadisce il suo sostegno alla risposta data dal governo dell'ex colonia, intenzionato a proseguire sul fronte dell'approvazione della controversa legge sull'estradizione in Cina. 

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