L’annuncio della liberazione è arrivato dal gruppo antigovernativo della zona di Idlib. L’uomo, originario del Bresciano, era nelle mani di una banda criminale da tre anni. Il ministro della Difesa Trenta: "Grazie alla nostra intelligence"
Alessandro Sandrini, il 32enne bresciano liberato in Siria dall'ala locale della galassia di al-Qaeda grazie all'intelligence italiana, è arrivato all'aeroporto militare di Ciampino dove il personale dell'Aise del generale Luciano Carta lo ha affidato alla magistratura romana. L'annuncio della sua liberazione è arrivato in giornata tramite un comunicato del Governo di salvezza nazionale, il braccio politico del gruppo antigovernativo situato nella regione di Idlib e dei suoi dintorni, pubblicando le foto dell'italiano sui social e affermando che il bresciano era nelle mani di una banda criminale. La notizia era stata poi confermata anche dal padre del 33enne, Gianfranco Sandrini: "Mio figlio è libero si trova ancora in Siria ma nelle mani dei nostri carabinieri. Sono felicissimo, è la fine di un incubo adesso sto andando a Roma, spero di potergli parlare al telefono stanotte". La Turchia, che ha forte influenza nell'area, ha rapporti diretti con il Governo di salvezza nazionale.
"Grazie all'intelligence"
Un grazie all'intelligence è arrivato poi dal ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, che, riporta un tweet del ministero, si congratula "con nostra Intelligence che ha riportato a casa il connazionale Alessandro Sandrini. Giunto a Ciampino è stato consegnato agli organi della Magistratura romana dal personale dell'Aise del generale Carta".
Rapito durante un viaggio
Il giovane, dipendente in cassa integrazione di un'azienda bresciana, era partito il 4 ottobre del 2016 per una vacanza in Turchia. Arrivato nella città di Adana, non troppo distante dal confine con la Siria, aveva chiamato la madre in Italia per dire di essere a destinazione. Dopo quella telefonata però di lui non si era avuta più alcuna notizia. Del rapimento di Sandrini si apprese solo un anno dopo la scomparsa, nel dicembre 2017.
Nel luglio 2018 in un video con due uomini armati
Nel luglio 2018, venne diffuso un video Sandrini con indosso una tuta arancione sotto la minaccia di due uomini armati di Ak-47. "Chiedo all'Italia di aiutarmi, di chiudere questa situazione in tempi rapidi. Due anni che sono in carcere, non ce la faccio più. Mi hanno detto che sono stufi, che mi uccideranno se la cosa non si risolve in tempi brevi. Non vedo futuro, non so cosa pensare", diceva tra l'altro.