Conte ha istituito un gabinetto di crisi per informare tutti i ministri sull'evolversi della situazione nel Paese nordafricano. Wsj: "Arabia Saudita ha promesso soldi ad Haftar". Onu: quasi 10mila sfollati. A Tripoli in migliaia contro il generale
Non si placa la crisi in Libia. Le forze del maresciallo Khalifa Haftar hanno sfondato il fronte a sud di Tripoli, conquistando el Azizia, città a circa 50 km dalla capitale. Dopo violenti scontri durati per tutta la notte, i combattimenti ora si concentrano attorno a Suani ben Adem, circa 25 km da Tripoli. Intanto ieri il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha convocato a Palazzo Chigi un Gabinetto di crisi sulla Libia al fine di informare tutti i ministeri competenti sull'evolversi della situazione nel paese, dopo gli attacchi sferrati nelle ultime settimane dal generale Khalifa Haftar contro il premier Fayez al-Sarraj. Il premier ha sottolineato che il Gabinetto di crisi sarà attivo fino a quando la crisi libica non sarà rientrata. La struttura sarà a disposizione di tutti i Ministeri coinvolti in modo da consentire una gestione coordinata del dossier. Nel pomeriggio c'era stato anche un colloquio telefonico tra Conte e la cancelliera tedesca Angela Merkel proprio per discutere della crisi libica.
Conte: caos a Tripoli può spingere molti su barconi
Sabato mattina, in un'intervista al Fatto Quotidiano, il premier Conte ha spiegato di aver ricevuto una lettera personale del generale Haftar: “Loro affermano di voler liberare il Paese dalle formazioni terroristiche e operare una unificazione delle forze armate e di sicurezza. Io ho ribadito la mia ferma opposizione a una deriva militare che farebbe ulteriormente soffrire la popolazione civile già provata". Secondo il premier "c'è il serio rischio che si sviluppi una crisi umanitaria che finirebbe per sfinire una popolazione già provata da otto anni di instabilità. In caso di conflitto armato, potrebbero interrompersi le rotte libiche interne di migranti provenienti da altri Paesi, in particolare dell'Africa subsahariana. Ma da Paese perlopiù di transito, la Libia diventerebbe un Paese di partenza delle migrazioni. Questo metterebbe a dura prova un sistema di accoglienza che non funziona ancora a livello europeo".
Raid aereo di Haftar vicino a Zuwara
Per la prima volta dall'inizio dell'escalation militare in Libia, intanto, è stato segnalato un raid aereo dell'aviazione di Haftar vicino a Zuara (o Zuwara), a circa 108 km a Ovest della capitale. Non si hanno al momento notizie di vittime. L'incursione contro un campo delle milizie che difendono Tripoli viene segnalata da tweet della tv panaraba al-Arabiya e del sito Libya Observer. Preoccupa la situazione umanitaria del Paese: secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari (Ocha) almeno 9.500 persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case dall'inizio del conflitto e 3.500 sono state sfollate solo nelle ultime 24 ore. Il Wall Street Journal, inoltre, citando "responsabili sauditi", ha rivelato che "l'Arabia saudita ha promesso di pagare decine di milioni di dollari per contribuire a finanziare l'operazione" condotta da Haftar.
Manifestazioni a Tripoli contro Haftar e la Francia
Intanto, Tripoli grida la sua rabbia contro il "traditore" Khalifa Haftar e la Francia, accusata di sostenere l'offensiva del maresciallo contro la capitale libica. In centinaia - migliaia secondo gli organizzatori - hanno gremito oggi piazza dei Martiri, scandendo slogan contro Haftar e innalzando cartelli contro Parigi. Poi l'appello a Bengasi: "Vi abbiamo liberato da Gheddafi, ora tocca a voi".
Procuratore militare di Haftar: "Arrestare Sarraj"
La tensione resta alta, con il procuratore militare dell'Esercito nazionale libico (Lna), di cui Haftar è comandante generale, che ha emesso un ordine di arresto a carico del premier Fayez al-Sarraj, del vicepremier Omar Maitig e altri esponenti civili e militari di Tripoli, come emerge da un documento pubblicato sulla pagina Facebook del portavoce dello Lna. Il testo sostiene che "queste persone fuori-legge" hanno commesso "gravi crimini", impugnato "le armi contro lo Stato", complottato "con Stati stranieri per provocare la guerra contro la Libia" e un conflitto civile, creato "formazioni illegali" (le milizie) e cercato di perpetrare "atti terroristici e di finanziare il terrorismo". La lista di 14 nomi di militari e di otto di civili include l'ex-premier Khalifa Al-Ghweil e l'attuale portavoce militare del Governo di accordo nazionale di Sarraj, il colonnello d'aviazione Mohamed Gnounou. Nei giorni scorsi il Consiglio dei ministri dell'esecutivo di Sarraj, senza precisare nomi, aveva incaricato un procuratore militare di preparare mandati di arresto a carico di chi è implicato nell'attacco a Tripoli.
Onu: “Richieste di evacuazione non possono ricevere risposta”
La comunità internazionale, nel mentre, continua a chiedere una tregua umanitaria temporanea per consentire la fornitura di servizi di emergenza e il passaggio volontario di civili, compresi quelli feriti, da aree di conflitto. Nell’aggiornamento delle Nazioni Unite si legge che “la comunità umanitaria rimane gravemente preoccupata per la sicurezza e la sicurezza dei civili bloccati nelle aree colpite dal conflitto alla periferia di Tripoli". L’Ocha segnala che "le richieste di evacuazione in zone più sicure a Tripoli di almeno 3.250 persone non hanno potuto ricevere risposta. Ciò significa che 9 famiglie su 10 che hanno chiesto di essere evacuate non possono essere raggiunte". Ieri, il portavoce dell'Onu Stephane Dujarric, aveva definito i combattimenti delle precedenti 24 ore "i più pesanti dallo scoppio delle ostilità".
Trenta: no a prove di forza, dialogo
"La situazione libica è in un momento di crisi. È bene che il governo rimanga unito e tutti i ministri si muovano con intelligenza e compostezza”, ha aggiunto sabato il ministro della Difesa Elisabetta Trenta in un'intervista al Corriere della Sera. "Dialoghiamo con tutti i protagonisti sul campo, così come con i partner internazionali. Per questo ripeto che non servono prove di forza, non serve fare i duri. Con una guerra è possibile una nuova ondata di migranti. Perciò dico che bisogna metterci la testa", si deve "avviare un vero processo di riconciliazione nazionale". Sulla possibilità di inviare nuovi reparti in Libia dopo che gli italiani sono già a Misurata, Trenta risponde: "Per il momento no. E se qualcuno pensa a un intervento militare in Libia, posso già dire che non esiste. Non saranno ripetuti gli errori del passato. E non sosterremo alcun ipotetico impegno di altri Paesi”.
La Francia respinge le accuse
Mentre la Francia respinge le accuse: "Come i nostri partner, parliamo con tutte le parti del conflitto in Libia, al fine di ottenere un cessate il fuoco. Non siamo mai stati avvisati di un'offensiva su Tripoli, che abbiamo condannato sin dal suo inizio", dice un portavoce del ministero degli Esteri francese risponendo alla domanda sulle indiscrezioni di Repubblica secondo cui emissari di Khalifa Haftar sarebbero stati ricevuti il 4 aprile scorso a Parigi, poco prima dell'inizio dell'offensiva su Tripoli.
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