Il Pakistan denuncia: "Raid aereo dell'India, risponderemo". È la crisi più grave dal 1971

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Il Kashimr si infiamma. New Delhi attacca con raid: "Uccisi almeno 350 terroristi". E si riaccende l'irrisolta contesa 

Raid aereo indiano in Pakistan: 12 caccia Mirage-2000 hanno lanciato 6 bombe su un campo di addestramento di presunti militanti estremisti. I morti sono 350. "Non è un atto di guerra", fa sapere il governo indiano. "Risponderemo all'attacco" replica quello pakistano.

L'India: “Non è atto di guerra”

L'invio di cacciabombardieri in Pakistan, spiega New Delhi, è stato lanciato in risposta all'attacco-kamikaze che, il 14 febbraio, ha causato 42 vittime tra le forze di sicurezza indiane nel Kashmir. Nel bombardamento, dichiara il ministro degli Esteri indiano Vijay Gokhale, "è stato distrutto il più grande campo di addestramento del gruppo terroristico di Jaish-E-Mohammed, l'esercito di Maometto sul territorio pakistano, ma non è un atto di guerra”. L’attacco avrebbe sorpreso nel sonno 325 militanti e 25 addestratori di Jaish-e-Mohammad. Di loro, dice un portavoce delle forze militari indiane "non resta più nulla".

Pakistan: “Aggressione gratuita”

Per il Pakistan, invece, si è trattato "di aggressione gratuita" alla quale il Paese "risponderà quando e dove riterrà opportuno". Ancora una volta, aggiunge, il governo pakistano, "l'India ha fatto ricorso ad un'affermazione egoistica, spericolata e falsa per consumo interno a fini elettorali". Per questo motivo, il premier Khan "si è rivolto alle istituzioni, alle forze armate e alla popolazione perché si preparino ad ogni eventualità". E si è impegnato a denunciare alla comunità internazionale "l'irresponsabile politica indiana nella regione".

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