Venezuela, Maduro a Sky Tg24: ho scritto al Papa perché ci aiuti nella strada del dialogo

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ESCLUSIVA - Considerato un dittatore dall'opposizione in patria e non riconosciuto più come presidente del Venezuela, Maduro è stato raggiunto e intervistato dal nostro inviato. Ecco un’anticipazione

Sky Tg24 ha ottenuto un’intervista in esclusiva con Nicolas Maduro. Il discusso erede di Chavez sta attraversando una difficilissima crisi istituzionale nel suo paese. Il giovane presidente del parlamento Juan Guaidò si è proclamato presidente ed ha già ottenuto l’appoggio di diversi paesi europei, degli Stati Uniti e della maggior parte degli stati sudamericani.

In questa intervista a SkyTg24 Maduro che ancora controlla gran parte dell’esercito, chiede l’aiuto del Papa a cui dice ha inviato una lettera invitandolo a mediare e chiede all’Europa di non seguire Trump, paragonato al capo del Ku Klux Klan. Il Venezuela sotto il governo di Maduro, eletto al secondo mandato presidenziale in elezioni considerate irregolari dalle organizzazioni internazionali, sta attraversando una crisi economica devastante con il 90% dei suoi abitanti sotto la soglia di povertà, quasi 2 milioni di venezuelani sono emigrati a causa della fame o delle violenze negli ultimi 3 anni e la repressione delle manifestazioni di piazza ha causato decine di morti.    

 

È una delle prime interviste a media europei. In Europa molti paesi chiedono elezioni presidenziali. In Italia c’è un dibattito anche all’interno del governo tra chi vuole riconoscere Guaidò come Presidente e chi vuole il dialogo. Qual è il suo messaggio all’Europa e all’Italia? C’è una possibilità di trattativa?

Abbiamo vissuto molti episodi, il Venezuela ha una democrazia pulsante, se ce la misurassero per elezioni, in 20 anni in Venezuela abbiamo votato 25 volte. Di queste 25 elezioni, in 23 abbiamo vinto, la forza bolivariana, la forza democratica. Due elezioni sono state vinte dalla destra. Abbiamo un vero potere, una forza reale. Che direi all’Italia? Che direi io all’Europa? Non vi fate trascinare dalle pazzie di Donald Trump. Non vi fate trascinare dalle politiche estremiste e interventiste, che cercano un colpo di stato in Venezuela ordinato e pianificato. Come già si sa, da Washington, dalla Casa Bianca. L’Europa deve mantenere una posizione di equilibrio, di rispetto e di collaborazione, cioè aiutare la pace in Venezuela. Quando si parla di scegliere tra colpo di stato, intervento e dialogo, io scelgo il dialogo, sempre per il dialogo, dialogo per difendere la democrazia, dialogo per difendere la pace e superare i problemi. (GUARDA IL VIDEO)

Il Venezuela sta vivendo una profonda divisione. Che messaggio manda a Guaidò e a quei venezuelani che soffrono per la crisi economica, che scappano dal paese, che manifestano con l’opposizione?

Prima di tutto, io non manderei un messaggio a Guaidò direttamente, io manderei un messaggio ai capi dell’opposizione, a quelli che sono nella condizione di avere questo ruolo. Il messaggio che manderei ai capi dell’opposizione è che riflettano, che cambino idea in tempo, il cammino di un colpo di stato che già è fallito non è il cammino per il successo del paese. Fa danno al paese, a livello nazionale e internazionale. Io manderei un messaggio molto diretto ai capi politici e ai partiti politici dell’opposizione: sederci a un tavolo, con un’agenda aperta, a dialogare, parlare, a fare politica con la P maiuscola. Questo sarebbe il mio messaggio. (GUARDA IL VIDEO)

La strada del dialogo è anche quella consigliata da Papa Francesco anche per evitare spargimenti di sangue. Lei chiede al Santo Padre di aiutarla nel processo di mediazione con l’opposizione?

Io ho inviato una lettera a Papa Francesco, spero che sia in viaggio o che sia arrivata a Roma, al Vaticano. Dicendo che io sono al servizio della causa di Cristo. Io sono Cristiano, Cristiano profondo, di Cristo. Il Papa sa che io sono un praticante della fede. Prego, un Cristiano di preghiera e di azione. E con questo spirito gli ho chiesto aiuto… in un processo di facilitazione e di rafforzamento del dialogo, come direzione. Messico…. I governi di Messico e Uruguay, tutti i governi caraibici del Caricom e il governo della Bolivia hanno richiesto una conferenza per il dialogo e la pace in Venezuela, il 7 febbraio. Io chiedo al Papa che produca il suo miglior sforzo, la sua volontà per aiutarci nella strada del dialogo. Speriamo di ricevere una risposta positiva. (GUARDA IL VIDEO)

Donald Trump ha detto che l’opzione militare è una possibilità. Secondo lei, c’è il rischio di una guerra?

C’ è una minaccia, non posso dire adesso che ci sia un rischio. C’è una minaccia che è cominciata nell’agosto del 2018, la prima volta in cui Trump ha parlato di un intervento militare in Venezuela. Io dico al mondo intero: abbiamo bisogno della solidarietà, della coscienza perché non ci sia una follia di guerra e non trasformino il Venezuela in nuovo Vietnam, perché il popolo venezuelano, le nostre forze armate bolivariane e rivoluzionarie… noi non permetteremo mai che sia toccato un palmo del territorio nazionale. (GUARDA IL VIDEO)

Lei considera Turchia, Russia, Iran, Cina delle democrazie alleate?

Ci deve essere un dialogo di civiltà, un dialogo di cultura, un dialogo tra le diversità del mondo e sederci – le differenti culture, I differenti modelli politici, le religioni diverse – per rispettarci, confrontarci, lavorare. In questo concetto di diplomazia dialogante, la diplomazia bolivariana… noi … abbiamo straordinarie relazioni con Russia e il governo del Presidente Putin, con la Cina, la Repubblica popolare cinese e una straordinaria relazione con il presidente Xi Jin Ping, con il governo della Repubblica Turca e il Presidente Erdogan, con il governo della Repubblica Islamica dell’Iran e ilpresidente Rohani e con molti altri governi del mondo. C’è un nuovo mondo, un mondo multipolare, ormai il mondo non ha una egemonia, dominante, come è stato nell’epoca imperiale. (GUARDA IL VIDEO)

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