Elezioni midterm, negli Usa hanno già votato 7 milioni di americani

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I seggi per il voto anticipato in Georgia (foto Getty)
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Grazie al voto anticipato, possibile in gran parte degli Stati, sono numerosi i cittadini americani che si sono già recati alle urne. Un risultato che fa prevedere un'altissima affluenza per il 6 novembre, quando verrà rinnovato il Congresso

Le elezioni di metà mandato per rinnovare il Congresso negli Stati Uniti sono martedì 6 novembre, ma grazie al voto anticipato hanno già votato oltre 7 milioni di elettori. È il risultato di un'elaborazione fatta dall’università della Florida per il New York Times. Si tratta di un numero record che fa prevedere un'altissima affluenza alle urne, pari almeno al 48% delle midterm del 1966. Il primato del 51% è del 1914. Negli Usa il voto anticipato è sempre più popolare: nel 2016 ne hanno usufruito 22 milioni di persone, spiega il New York Times.

Come funziona il voto anticipato

Negli Stati Uniti in occasione delle elezioni è prevista infatti la possibilità di votare anticipatamente. Sono ormai 37 gli Stati (più il District of Columbia) in cui è possibile farlo. L’elettore può presentarsi di persona al seggio e votare prima della data delle elezioni senza dover giustificare il motivo per cui non può recarsi alle urne il giorno del voto. In alcuni Stati è possibile votare anche per posta. Il periodo di tempo in cui è possibile votare anticipatamente varia da Stato a Stato, ed è compreso tra 45 giorni prima e il venerdì precedente le elezioni. Possono votare in anticipo, per posta, anche persone che si trovano all’estero, come militari, le loro mogli e componenti della famiglia che non si trovano sul territorio degli Stati Uniti, ma anche cittadini statunitensi che risiedevano negli Usa. Per chi invece ha la cittadinanza statunitense ma non ha mai avuto la residenza negli Usa, le regole variano da Stato a Stato.

Le elezioni di midterm un referendum su Trump  

Con le elezioni di midterm verranno rinnovati tutta la Camera, un terzo del Senato e molti incarichi locali tra cui i governatori di 36 Stati. Attualmente entrambi i rami del Congresso sono a maggioranza repubblicana, una situazione frutto delle elezioni di metà mandato del 4 novembre 2014, quando alla Casa Bianca si trovava ancora Barack Obama. Le elezioni di midterm hanno un importante significato politico perché, cadendo a due anni dall’elezione del presidente, costituiscono un segnale del gradimento della politica attuata fino a quel momento. Per Donald Trump è un test sulla tenuta della sua leadership, a due anni dalla sua elezione: il presidente è forte di una popolarità ancora elevata nel suo partito ma il voto dirà se il tycoon, nelle Presidenziali del 2020, dovrà fare i conti con un Congresso ostile e un biennio da “anatra zoppa”. I democratici proveranno a fare uno sgambetto a Trump anche grazie a due punti di forza: l'affluenza e, nell'era del #metoo, il voto delle donne, con il primato assoluto di candidate al Congresso, ben 257 su entrambe i fronti. Per ottenere il controllo del Congresso, alla Camera i Democratici dovranno strappare ai Repubblicani almeno 23 seggi e al Senato, dove sono 35 i senatori (26 democratici e 9 repubblicani) il cui mandato è in scadenza, dovrebbero prendere due seggi al partito di Trump.

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