Giornata mondiale degli insegnanti, nel mondo ne servono 69 milioni

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Nel mondo sono ancora oltre 264 milioni i bambini e i ragazzi non scolarizzati (Getty Images, foto d'archivio)

La ricorrenza cade il 5 ottobre e, come ogni anno, ha il compito di suscitare riflessioni sul ruolo dei professionisti della formazione, considerati "soggetti chiave" per lo sviluppo economico e sociale dei Paesi e per la proliferazione della Pace

Gli insegnanti giovani rappresentano il futuro di questa professione. È questo il tema centrale e anche il titolo ("Young Teachers: The future of the Profession") scelto per l'edizione 2019 della Giornata mondiale degli insegnanti. Come ogni anno questa ricorrenza si celebra il 5 ottobre con l'obiettivo di suscitare riflessioni sul ruolo dei professionisti della formazione, sulle sfide che affrontano quotidianamente e sulle difficili condizioni di lavoro a cui sono spesso sottoposti. Difficoltà che, secondo l'Onu, promotrice dell'evento, contribuiscono a una grave carenza di insegnanti, in modo particolare in zone di guerra e in aree rurali o remote. Nello specifico, per le Nazioni Unite, sarebbe necessario reperire 69 milioni di nuovi insegnanti entro il 2030 per "colmare il bisogno di educatori e garantire a tutti l'accesso alla conoscenza, uno dei diritti fondamentali dell'uomo".

Insegnanti fondamentali per raggiungere lo sviluppo sostenibile

La giornata commemora la sottoscrizione delle Raccomandazioni dell'Unesco sullo status di insegnante, che si occupano dei diritti e delle responsabilità dei professionisti della formazione su scala mondiale. L'importanza che l'Onu riconosce agli insegnanti si desume anche dall'Obiettivo 4 di Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, "Istruzione di qualità", nel quale questi professionisti vengono definiti "soggetti chiave" per l'attuazione dei traguardi sull'educazione. L'impegno degli insegnanti è centrale, infatti, per fornire a tutti un'istruzione di qualità, equa, inclusiva e gratuita, indispensabile per far crescere il livello di alfabetizzazione globale, "contribuendo a migliorare la vita delle persone e a raggiungere lo sviluppo sostenibile".

I giovani sono il futuro della professione

Secondo le stime dell'Onu, nel prossimo decennio, la percentuale di insegnanti che si ritireranno dalla professione è destinata ad aumentare in maniera importante. E potrebbero non essere abbastanza i giovani candidati pronti a sostituirli. L'emergenza riguarderebbe, in particolare, l'Asia meridionale e occidentale e l'Africa sub-sahariana. Dei 69 milioni di insegnanti da assumere entro il 2030 per coprire l'istruzione primaria e secondaria, oltre 48 milioni servirebbero solo in queste aree del mondo. Ecco perché puntare sugli insegnanti giovani diventa una sfida fondamentale non solo per il futuro della professione, ma anche per la sostenibilità dell'istruzione a livello globale. Nel mondo sono ancora oltre 264 milioni, infatti, i bambini e i ragazzi non scolarizzati, soprattutto in Africa. Nel continente e, nello specifico solo nella fascia sub-sahariana, sarebbero necessari almeno 17 milioni di docenti tra la scuola primaria e secondaria. Problema che, sottolineano le Nazioni Unite, spesso viene affrontato facendo ricorso a contratti temporanei, per i quali agli insegnanti non è richiesta una formazione specifica. E ciò non fa altro che aumentare le differenze educative, invece di ridurle.

I tassi di abbandono

In occasione della Giornata mondiale degli insegnanti 2019, uno dei problemi che l'Onu evidenzia maggiormente rispetto alla professione riguarda gli elevati tassi di abbandono. Stando ai dati emersi dal rapporto "Global Status of Teachers and the Teaching Profession", il problema riguarderebbe anche i Paesi occidentali e non solo quelli in via di sviluppo. Negli Stati Uniti, ad esempio, oltre il 41% dei docenti, tra istruzione primaria e secondaria, abbandona la professione entro cinque anni dall'ingresso. Tra le principali motivazioni citate dagli stessi insegnanti ci sarebbero l'insoddisfazione professionale, i bassi salari, scarso coinvolgimento nei processi decisionali e difficoltà nel conciliare la vita privata con quella lavorativa.

La situazione in Italia

Secondo una recente indagine internazionale Ocse sull'insegnamento e l'apprendimento, l'età media dei docenti in Italia è di 49 anni rispetto alla media di 44 nei Paesi Ocse. Inoltre, il 48% degli insegnanti nel nostro Paese ha 50 anni e più (media OCSE 34%). Ciò significa che l'Italia dovrà rinnovare circa un docente su due nel prossimo decennio. Il 78% degli insegnanti italiani è di sesso femminile, mentre nel resto dei Paesi Ocse la media scende al 69%. Nel nostro Paese l’81% dei docenti partecipa a corsi di formazione e seminari, mentre il 25% fruisce della formazione basata sull’apprendimento tra pari e sul coaching. L'insegnamento è stata la prima scelta professionale per il 65% dei docenti in Italia, rispetto ad una media Ocse del 67%.

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