Siria, esplosioni a Damasco. Idlib teme l'offensiva del regime
MondoDue fortissime esplosioni si sono sentite nei pressi di un aeroporto militare della capitale. Il 7 settembre vertice Iran-Russia-Turchia per discutere del conflitto civile scoppiato nel Paese nel 2011
Due fortissime esplosioni si sono sentite nei pressi di un aeroporto militare a Damasco in Siria. Lo riferiscono i media internazionali. La causa dell'esplosione non è nota, ma secondo Russia Today ad essere colpito è stato un deposito di munizioni. Nessun attacco secondo i media siriani, ma piuttosto un corto circuito che ha innescato la deflagrazione. Le esplosioni si registrano a 5 giorni di distanza dal vertice trilaterale sulla Siria che è "in fase di preparazione a Teheran", dove il 7 settembre si confronteranno Russia, Iran e Turchia e ci sarà l’atteso faccia a faccia tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan.
Le ripetute esplosioni a Damasco
Le esplosioni sono state registrate nella notte a Mezzeh, vicino Damasco. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, ci sono state vittime e feriti. Damasco nel passato ha accusato a più riprese Israele di aver colpito la base, ma il governo dello Stato ebraico non ha mai confermato. I media siriani, citando una fonte militare del regime, hanno spiegato che “la base aerea di Mezzeh non è stata esposta ad alcuna aggressione israeliana".
Anche Azaz e Idlib nel mirino
Una persona è rimasta uccisa e altre 25 sono rimaste ferite in seguito all’esplosione di un'autobomba nel nord della Siria al confine con la Turchia. Lo riferiscono fonti locali a conferma di quanto diffuso dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), che monitora da anni le violazioni contro i civili. Le fonti affermano che l'esplosione è avvenuta nel centro di Azaz, cittadina vicina al confine turco e in un'area dominata da milizie locali alleate della Turchia.
A Idlib, invece, i ribelli hanno fatto saltare due importanti ponti nel tentativo di ostacolare il temuto assalto delle truppe governative siriane all'ultima roccaforte che ancora si oppone al regime del presidente Bashar al-Assad. I due ponti sono stati distrutti da fazioni islamiste del Fronte di Liberazione nazionale, il principale cartello non jihadista di Idlib.
Rilanciata dall’Onu la necessità di creare un corridoio umanitario
“In Siria c'è il rischio di una nuova catastrofe umanitaria alla luce dell'annunciata offensiva militare russo-iraniano-governativa contro l'ultima roccaforte anti-regime di Idlib”. Lo sostiene il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, mentre l'inviato speciale per la Siria, Staffan De Mistura, ha proposto l'apertura di corridoi umanitari per mettere in salvo circa tre milioni di civili presenti nella zona. La Russia, che da anni sostiene il governo siriano nel conflitto in corso, è pronta a lanciare l'offensiva offrendo piena copertura aerea alle forze di terra, composte da truppe regolari di Damasco e da milizie ausiliarie, incluse quelle filo-iraniane. Da quasi due anni la Russia, la Turchia e l'Iran conducono negoziati politico-militari per la spartizione della Siria occidentale in aree di influenza. Il 7 settembre si confronteranno in un vertice in Iran, è probabile che fino ad allora non vi sarà nessun attacco su Idlib.