Sono 250 milioni nel mondo e appena il 15% dei loro introiti tornerebbe nella nazione d'origine, per un totale di 600 miliardi di dollari di rimesse rientrate nel 2017
L'85% dei guadagni dei 250 milioni di migranti nel mondo resta nel Paese d'accoglienza, mentre appena il 15% tornerebbe in quello d'origine. A dirlo è stata la rappresentante speciale dell'Onu per le migrazioni internazionali, Louise Arbour, parlando del Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration, il patto mondiale negoziato dall'assemblea generale delle Nazioni Unite a luglio e che verrà formalmente adottato dai Paesi membri l'11 dicembre a Marrakech.
I benefici economici
Parlando del "Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration", il primo accordo tra gli Stati membri che affronta in maniera globale il fenomeno delle migrazioni internazionali, Arbour si è soffermata sugli aspetti positivi dei flussi migratori. Tra i quali ci sarebbero anche quelli economici. "Per esempio - ha sottolineato - i 250 milioni di migranti internazionali che vivono oggi nel mondo spendono l'85% dei loro guadagni nel Paese che li accoglie". Nel 2017, ha aggiunto la rappresentante speciale dell'Onu, è tornato nei Paesi d'origine il 15% di quanto guadagnato per un totale di circa 600 miliardi di dollari. Si tratta di una cifra che ammonterebbe a tre volte l'aiuto ufficiale fornito dai Paesi ricchi a quelli in via di sviluppo. È dunque necessario, secondo Arbour, ''mettere in evidenza e far capire all'opinione pubblica gli aspetti positivi delle migrazioni e la necessità di gestire meglio un fenomeno che continuerà ancora per molto molto tempo''.
Migrazione parte dell'umanità
L'obiettivo del patto sancito dall'Onu lo scorso luglio non è quello di regolare la crisi migratoria, ma migliorare la cooperazione internazionale su questa materia. Alla base dell'accordo ci sarebbe la consapevolezza che i flussi migratori non possono essere fermati. ''È inutile pensare ai migranti come una cosa buona o cattiva, o porsi come Stato a favore o contro gli immigrati - ha detto ancora Louise Arbour - I flussi migratori sono una realtà, dunque non resta che approcciare il problema per gestirlo al meglio e rendere le migrazioni ordinate e sicure''. Per Arbour, "la mobilità umana è da sempre parte dell'umanità. Le genti si sono spostate da sempre e non solo all'interno del proprio paese ma hanno sempre attraversato i confini per ogni sorta di ragioni e questo continuerà ad essere un fattore importante della gestione della mondializzazione''.