Save the Children, un bambino su 6 vive in zone di guerra

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La copertina del report di Save the Children

La denuncia nel rapporto "Guerra ai bambini" della ong: 357 milioni di minori vivono in zone colpite da conflitti. Nel dossier si elencano i numeri di violenze, abusi, reclutamenti forzati e attacchi a scuole e ospedali

Oltre 357 milioni di bambini nel mondo, uno su sei, vivono in zone colpite dai conflitti, il 75% in più rispetto all'inizio degli anni '90. Circa 165 milioni si trovano in "aree caratterizzate da guerre ad alta intensità e sono costretti a subire sofferenze inimmaginabili". Sono le cifre che emergono dal nuovo rapporto di Save the Children intitolato "Guerra ai bambini". La Siria è il Paese dove le conseguenze della guerra sono più gravi per i minori, "come testimoniato dall'ennesimo attacco che in queste ore si sta svolgendo nell'area di Ghouta, dove stanno perdendo la vita centinaia di civili, tra cui molti bambini", commenta l'organizzazione. Il rapporto classifica in sei categorie le peggiori violazioni compiute ai danni dei bambini nei conflitti: uccisioni e mutilazioni, reclutamento forzato nei gruppi e nelle forze armate, violenze sessuali, rapimenti, attacchi a scuole e ospedali, negazione dell'accesso umanitario.

Le violenze nelle zone di guerra

"Bambini e bambine vengono uccisi, mutilati, rapiti, stuprati, vedono le loro scuole e le loro case distrutte dai bombardamenti, vengono reclutati forzatamente nei gruppi e nelle forze armate e sono tagliati fuori dall'educazione e dall'accesso a cure mediche", denuncia il rapporto. L'organizzazione stima che tra il 2005 e il 2016 oltre 73 mila minori siano stati uccisi o mutilati a livello mondiale e che nello stesso periodo circa 50 mila bambini siano stati costretti a unirsi a gruppi o forze armate. E ancora: nel complesso sono stati verificati 17.500 casi di stupri e violenze sessuali su minori, i casi di rapimenti e sequestri sono stati oltre 14mila e sono stati registrati oltre 15 mila attacchi contro scuole e ospedali. Nel mondo, inoltre, 27 milioni di minori sono tagliati fuori dall'istruzione a causa dei conflitti.

Le situazioni peggiori in Siria e Afghanistan

Siria, Afghanistan e Somalia sono in cima alla classifica dei 10 Paesi segnati dalla guerra dove le conseguenze sulla vita dei bambini sono ancora più gravi. A seguire Yemen, Nigeria, Sud Sudan, Iraq, Repubblica Democratica del Congo, Sudan e Repubblica Centrafricana, mentre Medio Oriente e Africa risultano le macro-regioni che registrano i tassi più alti al mondo di minori che vivono in aree colpite da conflitti: più di uno su 3 (il 39%) nella regione mediorientale e uno su 5 (il 21%) nel continente africano.

Migliaia di bambini soldato

I bambini, inoltre, diventano protagonisti diretti dei conflitti in cui si ritrovano a vivere: quasi 50 mila minori sono stati forzatamente reclutati nei gruppi o nelle forze armate tra il 2005 e il 2016. Bambini e bambine, in alcuni casi con meno di 8 anni di età, sono stati costretti a combattere mettendo gravemente a rischio la propria vita, a trasportare pesanti provviste e forniture militari, spesso anche a uccidere o a compiere gravi atti di violenze e, nel caso delle ragazze, a diventare le mogli e le compagne di soldati e combattenti.

Stupri e violenze sessuali  

Tra le violenze più gravi commesse nei confronti dei bambini, evidenzia Save the Children, ci sono anche lo stupro e le violenze sessuali, anche se lo stigma sociale - spiega l'organizzazione - purtroppo non consente di quantificarne esattamente l'impatto. Tra il 1989 e il 2009 si stima che nel 35% dei conflitti si sia fatto ricorso a forme di violenza sessuale contro i minori, che oltre allo stupro comprendono la schiavitù sessuale, la prostituzione, le gravidanze, la sterilizzazione e l'aborto forzati, le mutilazioni e le torture sessuali. In particolare, i casi documentati ammontano a oltre 17.500 tra il 2005 e il 2016, con più di 850 casi solo nel 2016. Di questi, più di un terzo sono associati alla Somalia mentre tra il 2007 e il 2008 nella Repubblica Democratica del Congo è stato riportato oltre il 70% dei casi totali.

Aiuti negati alle Ong

Spesso alle organizzazioni umanitarie come Save the Children viene impedito l'accesso alle zone dei conflitti finalizzato a raggiungere i bambini coinvolti: dal 2010, si legge nel rapporto, si è verificato un incremento del 1500% dei casi in cui è stato negato l'accesso umanitario attraverso il blocco degli aiuti o sono stati effettuati attacchi deliberati nei confronti degli operatori umanitari. Solo nel 2016, si legge nel rapporto, vi sono stati oltre mille casi, con più di 250 mila bambini che vivevano nelle aree sotto assedio in Siria, ad esempio, che sono stati regolarmente privati dell’assistenza umanitaria di cui avevano bisogno. Una situazione simile viene vissuta in Yemen, dove Save the Children denuncia la responsabilità di tutte le parti coinvolte nel conflitto per il mancato accesso nel Paese di beni e aiuti che possono salvare vite come vaccini e alimenti.

A rischio anche in scuole e ospedali

I bambini che vivono nelle aree di conflitto sono sempre più a rischio anche quando si trovano a scuola o in ospedale, luoghi che dovrebbero essere per loro garanzia di protezione. Nel mondo, scrive Save the Children, ci sono 27 milioni di bambini tagliati fuori dall'educazione a causa dei conflitti, perché sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni, perché le loro scuole sono state distrutte o danneggiate oppure perché i loro insegnanti sono fuggiti. Tra il 2005 e il 2016, si sono infatti registrati oltre 15.300 attacchi che hanno avuto come obiettivo scuole e strutture sanitarie, con un incremento del 100% in un decennio.

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