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Ratko Mladic condannato all'ergastolo per il genocidio in Bosnia

Mondo
Mladic nell'aula del Tribunale (Foto Ansa)

Il Tribunale internazionale dell'Aja ha ritenuto colpevole l'ex generale serbo-bosniaco dei crimini di guerra e contro l'umanità commessi durante il conflitto nell'ex Jugoslavia. Era sotto processo per il suo ruolo nella strage di Srebrenica e nell'assedio di Sarajevo

Condanna all’ergastolo per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità. È questa la sentenza di primo grado inflitta a Ratko Mladic dal Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia per quanto commesso durante il conflitto in Bosnia tra il 1992 e il 1995. L'ex generale serbo-bosniaco era sotto processo per il ruolo avuto nella strage di Srebrenica, dove morirono 8300 persone, quasi tutti bosniaci musulmani, e nell'assedio di Sarajevo, durato tre anni. Mladic “volle portare avanti una campagna micidiale di bombardamenti e cecchini e a Srebrenica volle perpetrare genocidio, persecuzione, sterminio, assassinio e atti disumani attraverso trasferimenti forzati”, dice il giudice del Tribunale dell'Aja durante la lettura della sentenza. Mladic è stato riconosciuto colpevole di 10 capi di accusa su 11.

Le accuse per Srebrenica e Sarajevo

Ratko Mladic, 75 anni, soprannominato il "boia dei Balcani", è stato generale delle truppe serbo-bosniache durante il conflitto nella ex Jugoslavia tra il 1992 e il 1995. Era accusato di essere stato a capo delle atrocità commesse durante l'assedio di tre anni di Sarajevo e del massacro di ottomila musulmani nell'enclave di Srebrenica, la peggiore esecuzione di massa in Europa dalla Seconda guerra mondiale. Mladic era rimasto latitante fino al maggio 2011, quando fu catturato in Serbia. Si faceva chiamare Milorad Komadic e viveva a Lazarevo, un villaggio nella regione della Vojvodina. Non aveva mai cambiato il suo aspetto fisico.

Dai gesti di sfida alla condanna

Mladic è arrivato in aula in giacca scura, camicia bianca e cravatta rossa. Al suo ingresso ha salutato i presenti con sorrisi e pollici alzati. Poi ha ascoltato impassibile e a occhi chiusi le atrocità rievocate dal giudice Orie - dalle esecuzioni di massa, alle torture di detenuti, alle deportazioni disumane, agli stupri. Non sono mancati momenti di tensione: i difensori di Mladic hanno chiesto un rinvio dell’udienza per una crisi ipertensiva. Al rifiuto dei giudici, l’imputato ha cominciato a inveire contro di loro ed è stato allontanato dall’aula. Anche fuori dal tribunale non è mancato il nervosismo: come ha riferito l'emittente balcanica N1, una donna, Bakira Hasecic, presidente dell'associazione "Donne vittime della guerra", si è avvicinata a un uomo che portava una bandiera serba cercando di strappargliela dalle mani. Si è quasi arrivati alla colluttazione, e la polizia olandese è intervenuta per calmare la situazione. "È triste vedere come oggi si glorifichino persone che si sono macchiate dei crimini più orrendi", ha detto la donna a N1.

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