Dalle accuse di golpe alle elezioni: cosa sta succedendo in Venezuela

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Il Paese  è attraversato da scontri e violenze da fine marzo, quando il Tribunale Supremo ha esautorato il Parlamento e se ne è attribuito i poteri. Ieri il voto per l'Assemblea costituente voluta dal presidente Maduro per riscrivere la costituzione

Dopo mesi di scontri e proteste che hanno infiammato il Paese, ieri in Venezuela si è votato per l'Assemblea costituente voluta dal presidente Nicolas Maduro. Una chiamata alle urne arrivata dopo che il 16 luglio il 98,4% dei votanti al referendum simbolico indetto dalle opposizioni aveva respinto il piano del presidente di riscrivere la costituzione.

I motivi delle proteste

 Le tensioni nel paese sono iniziate a marzo, dopo che il Tribunale Supremo di Giustizia con due sentenze ha cancellato l’immunità dei parlamentari ed esautorato l’Assemblea Nazionale, composta in maggioranza dalle opposizioni, auto-attribuendosi le sue funzioni. Il 31 marzo un gruppo di parlamentari dell’opposizione è stato aggredito da alcuni manifestanti filo-governativi mentre tentava di avvicinarsi al Tribunale Supremo di Giustizia di Caracas proprio per protestare contro la sentenza che ha attribuito a quest’ultimo i poteri legislativi dell’Assemblea Nazionale.

Il dietrofront di Maduro

Il giorno dopo il presidente Maduro, poche ore prima di una serie di grandi manifestazioni di protesta, ha chiesto al Tribunale Supremo di Giustizia di rivedere la decisione di revocare e auto-attribuirsi i poteri all’Assemblea Nazionale, mossa definita dalle opposizioni come "un colpo di Stato in piena regola". Ma il passo indietro del presidente non è bastato e i partiti a lui avversi hanno annunciato che avrebbero avviato la procedura per rimuovere i sette magistrati del Tribunale Supremo responsabili delle sentenze. Così il Paese è entrato in una spirale di proteste, spesso sfociate in scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, che hanno provocato decine di morti e hanno visto scendere in piazza più di 100mila persone solo a Caracas.

L’uscita dall’Osa

Il 28 aprile la ministra degli Esteri venezuelana, Delcy Rodriguez, ha annunciato l’uscita del Paese dall’Organizzazione degli Stati americani (Osa), un’organizzazione internazionale il cui principale scopo è promuovere il dialogo multilaterale per salvaguardare la pace e migliorare le condizioni sociali ed economiche del continente. Il motivo scatenante è stata la convocazione di un vertice dei ministri degli Esteri dell'Osa per esaminare la situazione del Paese: prima del voto il delegato venezuelano aveva chiesto la sospensione della sessione e aveva dichiarato che se il vertice fosse stato approvato il Paese avrebbe dato inizio alle pratiche per lasciare l'Organizzazione. "l'Osa ha insistito con le sue azioni intrusive contro la sovranità della nostra patria e dunque procederemo a ritirarci", ha detto la Rodriguez.

L’Assemblea costituente proposta da Maduro

Circa un mese dopo, sono state annunciate le elezioni per l'Assemblea costituente promossa dal presidente Nicolás Maduro per riscrivere la Costituzione e presentata come “un’opportunità per tutti coloro che vogliono la pace e il progresso in Venezuela". Per le opposizioni però si tratta di “una truffa inventata solo per distruggere la Costituzione attuale e cercare di fuggire così all’inesorabile verdetto delle elezioni”. Secondo la proposta che il governo ha presentato al Consiglio nazionale elettorale, l'Assemblea sarà composta da 540 membri, 364 dei quali eletti su base territoriale e i restanti scelti dai diversi settori sociali, come operai, contadini, pescatori, studenti, portatori di handicap, indigeni, pensionati, imprenditori.

Il referendum delle opposizioni

È in questa cornice che ha preso forma il referendum informale del 16 luglio contro i piani di Maduro di riscrivere la costituzione, che ha visto alle urne più di 7,1 milioni di persone di cui il 98,4% si è espresso contro il presidente. La mobilitazione è nata al di fuori dell'ambito e dei meccanismi elettorali ufficiali per volontà della Mud (Mesa de la unidad democratica), il fronte dell'opposizione al quale partecipano una trentina di partiti, gruppi e movimenti "antichavisti". Anche in questa occasione non sono mancate le tensioni: almeno una persona è morta a Caracas, anche se dirigenti oppositori riferiscono di due vittime e quattro feriti gravi.

Scontri e vittime nella giornata del voto

Il voto per eleggere l'Assemblea costituente svoltosi il 31 luglio ha visto, secondo i dati ufficiali, un'affluenza del 41,5%, mentre l'opposizione parla di un’astensione dell'87%. In sostanza, la Commissione nazionale Elettorale del Venezuela ha dichiarato che circa 8 milioni di persone sono andate alle urne, ma chi non ha partecipato dice che i numeri sono contraffatti e che solo il 12% dell'elettorato, poco più di 2 milioni di persone, ha espresso la sua preferenza. Nel corso della giornata elettorale il bilancio degli scontri è di 13 morti a cui si aggiunge una ragazza di 15 anni che sarebbe stata raggiunta da un colpo di arma da fuoco nonostante non stesse partecipando alle proteste.

Avversari e sostenitori di Maduro

Intanto il presidente Maduro, forte della vittoria, ha annunciato che l'Assemblea costituente servirà per prendere misure contro il Parlamento, la Procuratrice Generale, i dirigenti dell'opposizione e la stampa indipendente. Ed è quasi unanime la condanna dei Paesi dell’America Latina che hanno annunciato il non riconoscimento del voto: il presidente del Perù Pablo Kuczynski ha convocato una riunione di ministri degli Esteri americani alla quale hanno già confermato la partecipazione Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Honduras, Messico, Panama e Paraguay. Il sostegno a Maduro, invece, è arrivato da Bolivia, Salvador e Nicaragua.

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