La Corte Suprema ha respinto la richiesta dell'esecutivo, che voleva attivare l'articolo 50 del trattato di Lisbona per l'uscita dell'Unione europea senza passare dalla votazione parlamentare. Escluso il veto per Scozia, Irlanda del Nord e Galles
Il Primo ministro britannico, Theresa May, non potrà attivare l'articolo 50 del trattato di Lisbona per iniziare le trattative di uscita dall'Unione europea. May dovrà aspettare che il parlamento si pronunci sulla questione. A stabilirlo, in via definitiva, è stata la Corte suprema di Londra che ha confermato il verdetto di primo grado dell'Alta corte. La decisione è stata presa con una maggioranza di otto giudici contro tre.
No al veto - Quella del voto parlamentare non è stata l'unica scelta fatta dalla Corte su Brexit. A Londra è stato stabilito anche che non ci potrà essere possibilità di veto sull'uscita dall'Ue da parte di Irlanda del Nord, Galles e Scozia. In questo caso, il potere della devolution non potrà valere, ha rcordato il presidente della Corte.
La battaglai di Gina Miller - Il governo ha già fatto sapere di essere "deluso" dalla decisione ma che rispetterà il verdetto. È prevista per oggi la presentazione alle Camere di una legge per l'avvio delle procedure di uscita dall'Unione europea. Ha gioito, invece, la businesswoman Gina Miller che aveva avanzato la richiesta di rimettere il voto al Parlamento supportata da un comitato di cittadini. "Solo il Parlamento è sovrano", ha detto Miller che ha anche ribadito come questo verdetto darà "una base legale alla notifica dell'articolo 50", senza mettere in discussione l'esito del referendum dello scorso 23 giugno e la volontà popolare espressa in quell'occasione.