La Farnesina conferma la liberazione dei due tecnici della società Conicos, Danilo Calonego e Bruno Cacace, e del cittadino canadese Frank Boccia. Sono rientrati in Italia nelle prime ore di questa mattina
I due tecnici italiani della società Conicos, Danilo Calonego e Bruno Cacace, e il cittadino canadese Frank Poccia, sono stati liberati questa notte nel sud della Libia. I nostri connazionali, come afferma la Farnesina, hanno già fatto rientro in Italia nelle prime ore di questa mattina con un volo dedicato. La sorella di Cacace a Sky TG24, ha manifestato la sua gioia, parlando di "una grande emozione".
Collaborazione Libia - La vicenda - si legge in una nota del ministero degli Esteri - si è conclusa grazie alla efficace collaborazione delle autorità locali libiche.
Bruno Cacace, 56 anni, residente a Borgo San Dalmazzo (Cuneo), che vive in Libia da 15 anni, e Danilo Calonego, 66 anni, della provincia di Belluno, erano stati rapiti tra le 7 e le 8 del mattino del 19 settembre scorso a Ghat, nel sud della Libia al confine con l'Algeria. Il sequestro era avvenuto nei pressi del cantiere dove lavoravano per mano di un gruppo armato che aveva bloccato la vettura sulla quale viaggiavano.
La Conicos, l'azienda per cui lavorano, è una società di costruzioni di Mondovì, presente in Libia dal 1982. Per il loro sequestro, non c’è mai stata alcuna rivendicazione né richiesta ufficiale di riscatto.
Gentiloni: “Grande soddisfazione, stanno bene” – Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha commentato la liberazione dei due italiani a margine del convegno annuale del Cuamm a Padova: “C’è grande soddisfazione per la notizia – ha detto – sono atterrati a Ciampino alle primissime ore dell’alba. Hanno riferito di non aver subito trattamenti di particolare violenza e di essere in buone condizioni di salute”.
La "terra di nessuno" - Nella regione del rapimento non risulta la presenza dell'Isis, ma vi sono tribù e milizie che si sono sostituite allo Stato e rapiscono a scopo di estorsione o per risolvere problemi con le entità statali. Le fonti libiche, a cominciare dalle autorità locali - in prima linea il sindaco della città di Ghat - hanno sempre parlato di criminalità comune. E anche il governo italiano - che peraltro, considerata la delicatezza della situazione, aveva chiesto subito il massimo riserbo - aveva detto di non ritenere l'episodio collegato alla missione italiana nel paese africano ma a un'azione di criminlità comune.