Il segretario del Psoe ha lasciato l’incarico dopo essere stato battuto nel consiglio federale. Il Paese, intanto, è ancora senza governo
Il contestato segretario del Psoe, il partito socialista spagnolo, Pedro Sanchez si è dimesso dall'incarico dopo essere stato battuto nel consiglio federale del partito. Secondo fonti socialiste citate da El Pais, la sua proposta di tenere un congresso straordinario dopo l'organizzazione di primarie alle quali contava partecipare, è stata bocciata con 132 voti contrari e 107 favorevoli. La riunione, durata una decina di ore, è stata agitatissima. Le dimissioni di Sanchez potrebbero bloccare l'impasse politica del paese aprendo la porte ad un nuovo governo del popolare Mariano Rajoy (vincitore dei due ultimi scrutini ma senza maggioranza assoluta) ed evitare nuove elezioni alla fine dell'anno.
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Sanchez si è dimesso - Il partito sarà guidato ora da una direzione provvisoria che dovrà traghettarlo fino a un congresso previsto per l'inizio del 2017. Che probabilmente eleggerà Susana Diaz nuovo segretario. Cade con Sanchez, in carica dal 2014, il segretario che ha firmato nell'ultimo anno cinque sconfitte storiche per i socialisti, in altrettante elezioni: due politiche, le catalane, le basche e le galiziane.
Cinque sconfitte per i socialisti - Sotto la sua guida il Psoe è precipitato dal 48% che aveva negli anni 1980 al 22,6%. Sanchez è stato anche l'uomo del granitico "No è no! Che parte del no non capisce signor Rajoy" all'ipotesi di consentire la nascita di un governo di minoranza del leader popolare Mariano Rajoy, vincitore delle politiche ma senza maggioranza assoluta.
<blockquote class="twitter-tweet" data-lang="it"><p lang="es" dir="ltr">La caída electoral del PSOE es la peor en Europa tras el Pasok. Estos son los datos <a href="https://t.co/4jT8pOo6sg">https://t.co/4jT8pOo6sg</a>— EL PAÍS (@el_pais) <a href="https://twitter.com/el_pais/status/782292972608036865">1 ottobre 2016</a></blockquote><script async src="//platform.twitter.com/widgets.js" charset="utf-8"></script>
Caos in Spagna - La Spagna si trova in una situazione di stallo totale dalle elezioni del 20 dicembre 2015 (per la prima volta dopo la fine del franchismo nel 1975 né i Popolari né i Socialisti avevano ottenuto la maggioranza assoluta alle Cortes) tale che il Paese era stato costretto a tornare alle urne il 26 giugno. Ma anche in questa occasione nessun partito aveva ottenuto i 176 voti su 350 necessari per formare un esecutivo. L'unica soluzione possibile e alternativa a terze elezioni a Natale è la nascita di un governo di minoranza che può contare sui 137 deputati del Pp di Rajoy, sui 32 della formazione centrista Ciudadanos di Alberto Rivera, più un voto dell'unica eletta della Coalicion Canaria: in totale 170, 6 in meno della maggioranza.
Sanchez si opponeva all’astensione dei socialisti - Per riuscire nell'impresa l'unica soluzione era contare sull'astensione dei socialisti, che hanno 85 seggi, 5 in meno del voto di dicembre 2015 ma ben 25 in meno rispetto al voto del 2011 quando segretario era Alfredo Perez Rubacalba, sostituito il 26 luglio 2014 da Sanchez. Ed è proprio contro l’ipotesi astensione che Sanchez si è battuto fino all’ultimo, perdendo però la partita.