Il 26 aprile 1986 la tragedia nello stabilimento ucraino. Oggi ancora non si sa con certezza il numero delle vittime delle radiazioni. GALLERY - VIDEO
Il 26 aprile 1986 a pochi km da Chernobyl, nell’Ucraina settentrionale, il reattore numero 4 dello stabilimento nucleare V.I. Lenin si scoperchiò durante un test causando il più grave incidente mai verificatosi in una centrale di quel tipo.
La dinamica - Il personale dello stabilimento violò numerose norme di sicurezza causando un improvviso aumento della potenza del nocciolo del reattore: si innescò un incendio e una nube di materiale radioattivo ricadde su numerose aree circostanti.
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I “liquidatori” - Circa 3.600 persone furono evacuate e centinaia di migliaia di uomini e donne, militari e civili, i cosiddetti "liquidatori" (guarda la gallery) , furono mandati nella centrale per cercare di limitare i danni. I lavori durarono 4 anni. Non si sa esattamente quanti di loro siano ancora vivi, ma oltre il 90% dei sopravvissuti soffre di problemi di salute causati dalle radiazioni: cancro alla tiroide, cardiopatie, complicazioni all'apparato digerente e respiratorio.
Il numero delle vittime - Il numero di persone uccise rimane controverso. L'Onu nel 2005 ha riferito che sono state 4mila le vittime morte direttamente a causa delle radiazioni. Ma fino a oggi, al disastro sono stati attribuiti direttamente meno di 50 decessi, quasi tutti di tecnici e vigili del fuoco esposti pesantemente alle radiazioni e morti nel giro di pochi mesi dopo l'incidente, o scomparsi al più tardi nel 2004. Si stima che fino a 9mila persone potrebbero alla fine morire per l'esposizione alle radiazioni, anche se Greenpeace sostiene che la cifra potrebbe avvicinarsi ai 93mila.