Profughi, il piano Ue: il 60% a Germania, Francia e Spagna

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La nuova proposta dell'Unione europea prevede di ricollocare 120mila richiedenti asilo. Berlino stanzia 6 miliardi. Merkel ringrazia i tedeschi: orgogliosi di quello che state facendo. Budapest insiste: chiudere le frontiere. Nuovi scontri al confine. Mogherini a Sky TG24: "Abbiamo il dovere di aiutare chi fugge da guerra e morte"

Soltanto nel 2015 oltre 365.000 persone hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere l'Europa e 2.800 sono morte in mare. Circa la metà delle persone che si sono messe in viaggio sono siriane. Sono le ultime cifre fornite dall'Unhcr proprio mentre in Europa si apre un varco per l'accoglienza umanitaria per gli arrivi dai Balcani. Secondo l'Onu almeno altri 4 milioni di profughi siriani sono pronti a partire e arrivare in Europa se la comunità internazionale non fornirà sostegno e aiuti ai tre paesi confinanti con la Siria - e cioè Giordania, Libano e Turchia - dove ora vivono.


Oltre il 60% dei migranti tra Germania, Francia e Spagna - La Commissione europea ha reso noto che chiederà a Germania, Francia e Spagna di accogliere più di 120mila rifugiati (oltre il 60%) nei prossimi due anni e così alleviare la pressione dei Paesi in prima linea come Italia, Grecia e Ungheria. Francia e Germania si prenderanno insieme quasi la metà dei 120mila rifugiati che saranno ricollocati in base al piano: la Germania ne accoglierà 31.443, la Francia 24.031, la Spagna si farà carico di 14.931 persone, davanti alla Polonia, dove andranno - se il piano sarà accettato dagli Stati- 9.287 persone. Saranno 15.600 i richiedenti asilo ricollocati dall'Italia.

Nel piano c'è anche un passaggio per velocizzare le procedure di rimpatrio: secondo una fonte Ue, la Commissione prevede di inserire la Turchia e tutti i Paesi balcanici non europei nella lista delle nazioni "sicure".

 

Cameron: accoglieremo 20.000 profughi da campi - La Gran Bretagna per ora respinge le quote obbligatorie ma, ha annunciato David Cameron intervenendo alla Camera dei Comuni, si appresta ad approvare l'accoglienza di 20mila profughi entro il 2020 per altri 15.000 profughi provenienti dai campi Onu.

Orban: richiudere le frontiere -
Intanto non si ferma il flusso. A Vienna, domenica notte, sono stati accolti da eroi i volontari partiti con le loro auto per aiutare i profughi in marcia dall'Ungheria verso un "territorio sicuro". E mentre a Monaco, in Baviera, sono attesi oltre 10mila profughi, altri 300 migranti, stanchi di aspettare gli autobus, hanno sfondato le linee della polizia ungherese nei pressi del confine serbo e si sono messi in marcia a piedi sulla principale autostrada verso Budapest. Inseguiti dalla polizia, alcuni sono stati bloccati e riportati nei campi. Ma a centinaia, dopo gli scontri con gli agenti, sono riusciti a scappare. La posizione del premier ungherese, intanto, non cambia. "L'Europa chiuda le frontiere o arriveranno a milioni", dice Viktor Orban. E, oltre che a tuonare contro Bruxelles e la Germania, manda via il suo ministro della Difesa per non aver completato in tempo il muro anti-migranti.


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Berlino stanzia 6 miliardi - La cancelliera Angela Merkel (la cui coalizione ha deciso di mobilitare 6 miliardi aggiuntivi nel bilancio 2016) si è detta invece "orgogliosa" di come i cittadini tedeschi e il Paese hanno reagito al massiccio afflusso di rifugiati, ma ha chiesto una "solidarietà" europea.



Mogherini a Sky TG24 - Posizione simile quella dell'Alto rappresentante per la Politica estera Ue, Federica Mogherini, che ai microfoni di Sky TG24 sottolinea che l'apertura e l'accoglienza eccezionale verso il flusso di profughi "non è solo un atto di umanità ma anche un investimento di medio-lungo periodo sulla credibilità dell'Europa".

 

Impegni in Siria - E mentre il presidente francese, Francois Hollande, ha proposto una conferenza sui profughi, da tenersi a Parigi prima della fine di settembre, si profila un rinnovato impegno in Siria. Lo stesso Hollande ha annunciato da martedì voli di ricognizione sul Paese e ha detto che potrebbe esserci presto una partecipazione francese ai bombardamenti della coalizione anti-Isis.

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