Violati i dati di 4 milioni di dipendenti. Media americani: dietro c'è la mano della Cina. Zhu Haiquan: "Irresponsabile" accusarci di hackeraggio. Il colpo è stato effettuato a dicembre ma se ne ha avuta notizia solo a maggio
Un mega-attacco al sistema informatico di alcuni uffici federali negli Stati Uniti è stato messo a segno da un gruppo di hacker e la massiccia intrusione potrebbe interessare i dati relativi a quattro milioni di dipendenti del governo americano. A quanto si apprende il 'colpo' è stato effettuato a dicembre ma solo oggi se ne ha notizia, con l'Fbi che guida le indagini in stretto contatto con il dipartimento per la sicurezza interna.
Media Usa: responsabilità della Cina - Secondo fonti citate dai media americani dietro l'attacco potrebbero nascondersi hacker di base in Cina che avrebbero messo a segno il più grosso furto del genere mai effettuato. Immediata la replica dell'ambasciata cinese a Washington che avverte che "saltare a conclusioni e fare accuse ipotetiche non è responsabile ed è controproducente". Così il portavoce della legazione, Zhu Haiquan, ricordando che Pechino ha fatto grandi sforzi per combattere gli attacchi cibernetici e che rintracciare la fonte di questo genere di attacchi oltre confine è difficile.
Colpiti dati di 4milioni di dipendenti - A quanto si apprende è stata colpita la banca dati dell'ufficio per la gestione del personale federale e le informazioni che potrebbero essere state compromesse riguardano gli incarichi dei dipendenti, le valutazioni delle loro prestazioni, dettagli su training e formazione, con ripercussioni per personale impiegato nelle diverse agenzie federali, anche quelle più 'delicate' come il dipartimento di Stato e quello per la sicurezza Interna.
Solo a maggio si è capito che erano state trafugate informazioni - E mentre la Casa Bianca fa la conta dei danni, si sollevano i primi quesiti. A quanto risulta dalle prime informazioni la violazione risale allo scorso dicembre, alcune fonti di stampa riferiscono che l'ufficio per la gestione del personale se n'è accorto lo scorso aprile mentre il dipartimento per la sicurezza interna all'inizio di maggio era "giunto alla conclusione che alcune informazioni erano state trafugate".
Media Usa: responsabilità della Cina - Secondo fonti citate dai media americani dietro l'attacco potrebbero nascondersi hacker di base in Cina che avrebbero messo a segno il più grosso furto del genere mai effettuato. Immediata la replica dell'ambasciata cinese a Washington che avverte che "saltare a conclusioni e fare accuse ipotetiche non è responsabile ed è controproducente". Così il portavoce della legazione, Zhu Haiquan, ricordando che Pechino ha fatto grandi sforzi per combattere gli attacchi cibernetici e che rintracciare la fonte di questo genere di attacchi oltre confine è difficile.
Colpiti dati di 4milioni di dipendenti - A quanto si apprende è stata colpita la banca dati dell'ufficio per la gestione del personale federale e le informazioni che potrebbero essere state compromesse riguardano gli incarichi dei dipendenti, le valutazioni delle loro prestazioni, dettagli su training e formazione, con ripercussioni per personale impiegato nelle diverse agenzie federali, anche quelle più 'delicate' come il dipartimento di Stato e quello per la sicurezza Interna.
Solo a maggio si è capito che erano state trafugate informazioni - E mentre la Casa Bianca fa la conta dei danni, si sollevano i primi quesiti. A quanto risulta dalle prime informazioni la violazione risale allo scorso dicembre, alcune fonti di stampa riferiscono che l'ufficio per la gestione del personale se n'è accorto lo scorso aprile mentre il dipartimento per la sicurezza interna all'inizio di maggio era "giunto alla conclusione che alcune informazioni erano state trafugate".