Nepal: dalle zone più colpite agli aiuti, le mappe in Rete

Mondo

Raffaele Mastrolonardo

Uno screenshot di una delle mappe realizzata dai volontari digitali della Standby Task Force.
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Nelle ore successive al terremoto si sono attivati anche i volontari digitali con una serie di cartine elettroniche che geolocalizzano tweet, immagini e report nelle aree devastate dal sisma che ha colpito il paese asiatico

Il mondo si mobilita per aiutare il Nepal dopo il terremoto che ha provocato oltre 5mila vittime e più di 8mila feriti (e il bilancio della tragedia potrebbe anche essere più alto). Tra coloro che si sono attivati. ci sono anche gruppi più o meno organizzati di persone che hanno messo a punto piattaforme web per raccogliere informazioni sugli eventi, organizzare aiuti sul campo e fornire a coloro che abitano nelle zone colpite strumenti per chiedere intervento e segnalare ciò di cui hanno bisogno. Il tutto, il più delle volte, coordinandosi con coloro che prestano soccorso sul campo.

Una protezione civile online - Tra i primi a mettersi al lavoro, come spesso accade in queste occasioni, sono stati i volontari della Standby Task Force (STF), iniziativa nata per realizzare mappe digitali in situazioni di crisi. In passato si sono attivati per emergenze come la siccità in Pakistan, le alluvioni nei Balcani, l'epidemia di Ebola, spesso su richiesta di organismi internazionali come il World Food Program o l'Ufficio per gli affari umanitari dell'Onu. Per quanto riguarda il Nepal, grazie al contributo di più di 80 utenti, STF ha realizzato in poche ore due mappe online relative al terremoto. Analizzando, con l'aiuto di un sistema di intelligenza artificiale realizzato dal Qatar Computing Research Institute, oltre 50 mila immagini condivise sui social media sono riusciti a geolocalizzarne qualche centinaio su una mappa dedicata. Le foto mostrano cittadini impegnati a rimuovere le macerie nel centro di Kathmandu ma anche le conseguenze delle valanghe che il sisma ha provocato sull'Everest.



Lavorando sui messaggi postati su Twitter, il gruppo è stato anche in grado di inserire su una cartina elettronica un centinaio di messaggi rilevanti dividendoli in differenti categorie: bisogni urgenti, danni alle infrastrutture, soccorsi in atto.



Al di là del lavoro sulle mappe, la Standby Task Force fornisce supporto online a coloro che sono impegnati sul campo in specifiche operazioni. Come raccontato in un post sul blog dell'organizzazione, per esempio, i volontari hanno contribuito a individuare, a partire dalle descrizioni di coloro che erano sul terreno, le coordinate geografiche esatte di un'area nella quale erano rimasti intrappolati alcuni bambini contribuendo a salvarli.

Report dal basso - Tra gli operatori umanitari digitali che si sono attivati ci sono anche i ragazzi del Kathmandu Living Labs che hanno utilizzato la piattaforma Ushahidi per mettere a punto, in collaborazione con la Croce Rossa nepalese, una mappa condivisa. Lo strumento consente alle persone di segnalare danni, bisogni o semplicemente raccontare la situazione nelle aree colpite dal terremoto. I report dal basso raccolti online sulla mappa sono già centinaia. Alcuni di questi sono accompagnati da foto che documentano ciò che accade in alcuni dei luoghi toccati dal sisma.
Intanto, anche la comunità di Open Street Map, il servizio di mappe online aperto al quale si appoggiano la maggior parte delle iniziative di solidarietà in casi emergenza, si è organizzata per intensificare gli sforzi di mappatura del territorio nepalese, dando priorità alle aree dove lo sforzo potrebbe essere più utile.

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