Il massacro compiuto dall'Impero ottomano ebbe inizio nel 1915. La Turchia rifiuta il termine "genocidio", che è stato riconosciuto da una ventina di Paesi, tra cui Italia, Argentina, Uruguay, Francia, Svizzera, Russia e Parlamento europeo
Esattamente un secolo fa, nel 1915, cominciavano nell'impero ottomano i massacri e le deportazioni della popolazione armena che - secondo gli armeni e secondo gli storici - in tre anni avrebbero provocato 1,3 milioni di vittime. Tra 250.000 e 500.000 secondo le autorità turche. Un massacro, che Papa Francesco Bergoglio ha definito il primo genocidio moderno.
In Armenia il genocidio viene ricordato ogni anno il 24 aprile - Nella capitale dell'Armenia, Erevan, e in altri Paesi il genocidio viene ricordato ogni anno il 24 aprile, anniversario dell'arresto di migliaia di leader della comunità sospettati di sentimenti ostili nei confronti del governo di Costantinopoli, dominato dal partito ultranazionalista dei Giovani Turchi, che volevano creare uno stato nazionale turco.
Nel 1915 l'inizio delle deportazioni per "motivi di sicurezza" - Indeboliti dalla sconfitta nella guerra dei Balcani, nel febbraio 1914 gli ottomani, su pressione dei paesi occidentali, si impegnarono ad avviare riforme per tutelare le minoranze etniche e religiose. Ma, nell'ottobre dello stesso anno, entrarono nella prima guerra mondiale, a fianco della Germania e dell'impero austro-ungarico. Poche settimane dopo gli arresti di massa dei leader armeni, nel maggio 1915 una legge speciale autorizzò le deportazioni "per motivi di sicurezza interna" di tutti i "gruppi sospetti".
La popolazione armena di Anatolia e di Cilicia, additata come "il nemico interno", fu deportata verso i deserti della Mesopotamia. Durante l'esodo forzato molti morirono di stenti e malattie o furono uccisi da guerrieri curdi al servizio degli ottomani. Altri morirono nei campi dove furono confinati. Altri riuscirono a fuggire in Occidente. L'operazione di 'pulizia etnica' aveva un doppio obiettivo: occupare le terre appartenenti agli armeni, situate tra la Turchia e il Caucaso, e togliere alla minoranza cristiana qualsiasi illusione su eventuali riforme. Nel 1920, dopo la dura sconfitta nella prima guerra mondiale, l'impero ottomano fu smantellato. Nel maggio 1918 era stato istituito uno Stato armeno, inglobato nell'Unione sovietica.
La Turchia non riconosce il termine "genocidio" - La Turchia non riconosce il termine di "genocidio", ma ammette che furono commessi massacri e che molti armeni persero la vita durante le deportazioni. Secondo Ankara si trattò di repressione contro una popolazione che collaborava con la Russia zarista durante la prima guerra mondiale.
Anche l'Italia tra i Paesi che riconoscono il genocidio - Il genocidio armeno fu riconosciuto, nel 1985, dalla sottocommissione dei diritti umani dell'Onu, e nel 1987 dal Parlamento europeo. I Paesi che riconoscono il genocidio sono 20, tra cui l'Italia, dopo una risoluzione votata dalla Camera nel novembre 2000. Il medesimo passo è stato fatto nel 2001 dalla Francia, dove vive la comunità armena più numerosa (350.000 persone). E poi anche, oltre all'Armenia, Russia, Svizzera, Finlandia, Svezia, Slovacchia, Grecia, Paesi Bassi, Polonia, Lituania, Cipro, Canada, Venezuela, Argentina, Cile, Uruguay, Vaticano, Libano. Oggi nel mondo vivono 8 milioni e mezzo di armeni, soprattutto in Russia, Stati Uniti, Canada, Medio Oriente e Francia.
In Armenia il genocidio viene ricordato ogni anno il 24 aprile - Nella capitale dell'Armenia, Erevan, e in altri Paesi il genocidio viene ricordato ogni anno il 24 aprile, anniversario dell'arresto di migliaia di leader della comunità sospettati di sentimenti ostili nei confronti del governo di Costantinopoli, dominato dal partito ultranazionalista dei Giovani Turchi, che volevano creare uno stato nazionale turco.
Nel 1915 l'inizio delle deportazioni per "motivi di sicurezza" - Indeboliti dalla sconfitta nella guerra dei Balcani, nel febbraio 1914 gli ottomani, su pressione dei paesi occidentali, si impegnarono ad avviare riforme per tutelare le minoranze etniche e religiose. Ma, nell'ottobre dello stesso anno, entrarono nella prima guerra mondiale, a fianco della Germania e dell'impero austro-ungarico. Poche settimane dopo gli arresti di massa dei leader armeni, nel maggio 1915 una legge speciale autorizzò le deportazioni "per motivi di sicurezza interna" di tutti i "gruppi sospetti".
La popolazione armena di Anatolia e di Cilicia, additata come "il nemico interno", fu deportata verso i deserti della Mesopotamia. Durante l'esodo forzato molti morirono di stenti e malattie o furono uccisi da guerrieri curdi al servizio degli ottomani. Altri morirono nei campi dove furono confinati. Altri riuscirono a fuggire in Occidente. L'operazione di 'pulizia etnica' aveva un doppio obiettivo: occupare le terre appartenenti agli armeni, situate tra la Turchia e il Caucaso, e togliere alla minoranza cristiana qualsiasi illusione su eventuali riforme. Nel 1920, dopo la dura sconfitta nella prima guerra mondiale, l'impero ottomano fu smantellato. Nel maggio 1918 era stato istituito uno Stato armeno, inglobato nell'Unione sovietica.
La Turchia non riconosce il termine "genocidio" - La Turchia non riconosce il termine di "genocidio", ma ammette che furono commessi massacri e che molti armeni persero la vita durante le deportazioni. Secondo Ankara si trattò di repressione contro una popolazione che collaborava con la Russia zarista durante la prima guerra mondiale.
Anche l'Italia tra i Paesi che riconoscono il genocidio - Il genocidio armeno fu riconosciuto, nel 1985, dalla sottocommissione dei diritti umani dell'Onu, e nel 1987 dal Parlamento europeo. I Paesi che riconoscono il genocidio sono 20, tra cui l'Italia, dopo una risoluzione votata dalla Camera nel novembre 2000. Il medesimo passo è stato fatto nel 2001 dalla Francia, dove vive la comunità armena più numerosa (350.000 persone). E poi anche, oltre all'Armenia, Russia, Svizzera, Finlandia, Svezia, Slovacchia, Grecia, Paesi Bassi, Polonia, Lituania, Cipro, Canada, Venezuela, Argentina, Cile, Uruguay, Vaticano, Libano. Oggi nel mondo vivono 8 milioni e mezzo di armeni, soprattutto in Russia, Stati Uniti, Canada, Medio Oriente e Francia.