Omicidio Nemtsov, altri fermi. Dubbi sulla pista cecena

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Alcune delle persone fermate per l'omicidio di Boris Nemtsov

Salgono a sette le persone finite in manette per la morte dell’ex vicepremier russo, freddato in strada a pochi passi dal Cremlino. Le autorità pensano si tratti di un assassinio legato alle dichiarazioni di Nemtsov sull’Islam. Ma l’opposizione non ci sta

A sparare a Boris Nemtsov sarebbe stato Zaur Dadayev, il reo confesso ex tenente della polizia cecena arrestato nel fine settimana, insieme ad altre quattro persone di origine caucasica. E' quanto emerso dai rilievi della polizia scientifica russa. Intanto ci sono stati altri due fermi in Cecenia, che portano a sette il totale delle persone finite in manette per l'assassinio dell'oppositore russo del 27 febbraio. Restano però molte ombre sulla pianificazione del delitto e sui mandanti.

Ipotesi coinvolgimento
- I nuovi fermi sono stati eseguiti durante un'operazione speciale nella zona di Shelkovsk e uno dei due sospetti sarebbe imparentato con una figura di rilievo nelle strutture di sicurezza cecene. I due sarebbero stati in contatto con Zaur Dadayev e Beslan Shavanov (anche lui ex del Sever, "suciditatosi" sabato, dopo essere stato accerchiato dalle forze speciali a Grozny). Secondo la fonte, sono in corso interrogatori per verificare il coinvolgimento dei due nell'assassinio.

La pista islamica
- La stessa fonte ha confermato che la pista più avvalorata, seguita dagli inquirenti ora, è quella dell'omicidio legato alle dichiarazioni di Nemtsov sull'Islam. Secondo il leader ceceno Ramzan Kadyrov, che ha detto di conoscere Dadayev, l'uomo è un "patriota della Russia" che non avrebbe fatto mai nulla contro la patria; un "uomo profondamente religioso", rimasto sconvolto dalle vignette pubblicate dal giornale Charlie Hebdo. Nemtsov aveva espresso solidarietà ai vignettisti francesi dopo la strage a Parigi di gennaio.

I dubbi
- Ma l'opposizione resta molto scettica sulla conduzione delle indagini. Anzi, Ilya Yashin, stretto alleato di Nemtsov, è tornato a chiedere alle agenzie di intelligence la pubblicazione delle videoregistrazioni sul luogo del delitto dell'oppositore liberale, sottolineando la necessità di interrogare sull'accaduto anche il presidente Vladimir Putin come testimone. "Per ora, secondo me, la versione principale sull'assassinio del 27 febbraio implica un coinvolgimento dei servizi segreti", ha dichiarato il copresidente del partito di Nemtsov in un'intervista alla testata Spektr. "Il principale beneficiario della morte di Boris Nemtsov rimane ancora Vladimir Putin", ha aggiunto, Tyashin, "il quale come minimo deve essere interrogato in qualità di testimone".

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